Marco viene dal Sud, ha lasciato la Puglia in cerca di fortuna. L’unica occasione che ha trovato è stato un lavoro per Amazon. Da otto anni fa il driver, passa tutto il giorno su e giù per la Lombardia, a consegnare pacchi. “Ma non è il lavoro della mia vita – precisa Marco (il suo è un nome di fantasia) –, ho iniziato per scherzo, in giro non c’era di meglio e neppure adesso. Stare tante ore in un furgoncino è logorante, ti sfianca giorno dopo giorno. Certo, dopo otto anni sono allenato, ma alla prima opportunità scappo via.

Ci racconta la sua giornata tipo scandita dalla App Flex: si “logga”, fa i “check”, “spara le bag” e poi, via per un calvario di otto ore e 46 minuti. Gli stop multipli, i numeri civici differenti, le zone di consegna troppo ampie, i percorsi allungati da un algoritmo miope.

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“Lasci in strada il furgone con il rischio che ti rompano i vetri o ti facciano le multe – dice –. E quando hai finito e rientri in Amazon devi riscannerizzare i pacchi che porti indietro, fai le file, metti le ceste a posto, fai di nuovo i check. Arrivi a casa che sei stremato, distrutto. Con questo caldo indescrivibile, poi… Meno male che c’è la Cgil che si occupa di noi, ci supporta e ci aiuta”.