È ormai tristemente nota la drammatica notizia dei maltrattamenti subiti dagli ospiti della Rsa "Sacro Cuore" di Dizzasco, in provincia di Como, che hanno portato all'arresto di sette operatori della struttura.
Una realtà appartenente al gruppo "Il Focolare", che in Lombardia conta altri 13 punti di riferimento, tra case di riposo, comunità e centri diurni, sparsi tra Como, Varese e Milano.

E se nelle scorse ore lo Spi Cgil e la Cgil di Como hanno già espresso una ferma condanna dell'accaduto, documentato dalle immagini diffuse dai media, ora il sindacato dei pensionati regionale e provinciale si dichiara pronto, come già avvenuto in passato, a costituirsi parte civile nel processo che farà chiarezza sulle responsabilità degli attori coinvolti.

“Siamo di fronte all’ennesimo caso di maltrattamenti in strutture che dovrebbero prendersi cura degli anziani più fragili ed indifesi" dichiara Federica Trapletti, della segreteria di Spi Cgil Lombardia: "Si tratta di una struttura che svolge un servizio pubblico per conto di Regione Lombardia e, proprio per questo, è necessario un intervento deciso anche da parte delle istituzioni".

Secondo i dati raccolti dall'Osservatorio Rsa recentemente istituito da Spi Lombardia, infatti, risulta che la "Sacro Cuore" disponga di 153 posti letto, 144 dei quali accreditati e contrattualizzati con la Regione, messi a disposizione dell'utenza a fronte di una retta giornaliera che supera i 70 euro e alla quale corrispondono, di fatto, solo i servizi essenziali.

"Regione Lombardia non può continuare a non gestire e a non governare il comparto socio sanitario", continua

Per Monica Vangi, della segreteria Cgil regionale, la  "Regione Lombardia non può continuare a non gestire e a non governare il comparto socio sanitario. Da troppi anni il sindacato confederale chiede di mettere fine a un sistema di accreditamento delle Rsa con regole datate decenni. Richieste ad oggi senza nessun riscontro con il risultato che ciascuna Rsa definisce le rette a carico dei famigliari, la propria organizzazione del lavoro, i Contratti di lavoro da applicare ai dipendenti e non obbliga ad introdurre indicatori di qualità dell’assistenza erogata ai residenti".

"Come Spi – aggiunge - Trapletti - abbiamo più volte sottolineato come le famiglie siano lasciate sole ad affrontare situazioni drammatiche come questa. Da parte nostra, saremo a fianco degli anziani e delle loro famiglie anche durante il processo che ci auguriamo possa far luce in breve tempo sulle responsabilità". Il tema dell'affidamento alle cure di professionisti dei propri cari è però da sempre un tema complesso, di cui come sindacato abbiamo il dovere di sottolineare ogni sfumatura.

"Nel condannare questi gravi episodi è doveroso ricordare il valore e la professionalità della stragrande maggioranza di lavoratori che operano troppo spesso in condizioni di disagio all'interno di queste strutture" sottolinea Sabrina Negri, della segreteria di Funzione pubblica Cgil Lombardia, "professionisti che meritano l'adozione di un modello organizzativo che promuova la prevenzione, la formazione continua, attraverso investimenti in programmi, ad esempio, sulla gestione dei conflitti e sulla comunicazione empatica, o il supporto tramite l'implementazione di un sistema di supervisione regolare che consenta al personale di discutere situazioni difficili e ricevere supporto professionale.

Riteniamo poi fondamentale stabilire protocolli chiari per la gestione delle situazioni di crisi, inclusi i passi da seguire in caso di episodi di violenza, condurre valutazioni regolari del rischio, creare un ambiente di lavoro in cui il personale si senta valorizzato, coinvolgendo utenti e famiglie nelle decisioni riguardanti la loro assistenza. Infine crediamo sia necessario implementare un sistema di monitoraggio degli episodi di violenza e raccogliere feedback dal personale e dagli utenti. Adottando un approccio integrato che consideri questi aspetti, le RSA possono migliorare il benessere di operatori e utenti. Servono risorse e volontà da parte di chi ha la responsabilità di gestire queste strutture. Si tratta di un tema molto serio che non può essere liquidato riconducendo unicamente la responsabilità a, come in molti hanno dedotto leggendo alcune dichiarazioni riportate dalla stampa, poche mele marce".

Non è una novità per la Cgil e per le sue categorie costituirsi parti civili in simili circostanze: la prima volta risale infatti al giugno 2023, quando Spi Lombardia vide ammessa la sua richiesta nell'ambito del processo per maltrattamenti avvenuti tra le mura della Casa alloggio di Vistarino.