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“L’Inps ha comunicato ufficialmente in questi giorni l’abolizione del voucher baby sitter/contributo asilo nido, che negli anni scorsi aveva incontrato il crescente interesse delle mamme per poter tornare al lavoro, dopo la maternità obbligatoria”. A dirlo è la Cgil di Modena, sottolineando che “nel 2017 erano stati erogati 8.100 contributi per un valore di 29,4 milioni”. Oltre all’abolizione del voucher, nella legge di bilancio 2019 sono stati cancellati gli sgravi contributivi, previsti per il triennio 2016-2018, che andavano a favore del fondo per la contrattazione di secondo livello per la promozione di misure volte alla conciliazione di vita privata e lavoro, come lo smart working e il part time.
“L’abolizione di queste due misure – prosegue la struttura sindacale – è certamente un danno per le mamme che vogliono tornare al lavoro, poiché riduce i mezzi di sostegno e va in direzione opposta all’indicazione dell’Unione europa che negli obiettivi strategici delinea come prioritaria anche la conciliazione dei tempi di vita e lavoro a sostegno della genitorialità”.
La legge di bilancio comprende anche il rinnovo di altri sostegni come il bonus nido e il bonus bebè, fino alla possibilità di avere un terreno demaniale a chi mette al mondo il terzo figlio, ma ad avviso della Cgil “non sono strumenti che hanno la stessa efficacia, soprattutto non hanno al centro la finalità del sostegno alle donne per poter tornare alla loro vita professionale. Inoltre, anche le aziende virtuose che sono propense a politiche di conciliazione famiglia-lavoro non avranno alcuno strumento a livello di contrattazione aziendale”.
In conclusione, la Cgil di Modena definisce “controverso” il provvedimento che consente di mandare a lavorare fino al nono mese di gravidanza, perché “da strumento di flessibilità potrebbe facilmente trasformarsi in una forma di ricatto per le donne, obbligandole ad andare a lavorare in situazione di difficoltà”.