Per migliaia di lavoratrici e lavoratori questo Natale non porterà regali. Sotto l’albero, invece, troveranno incertezza, ansia, per molti una vera e propria disperazione. Perché a perdere il lavoro saranno in troppi: assistenti di volo e giornalisti, operai e magazzinieri, informatici e contabili, traduttori e impiegati amministrativi.

Non c’è settore che si salvi. Il trasporto aereo sarà investito dagli oltre 2.700 licenziamenti di Alitalia, l’automotive continuerà la sua crisi senza fine con le difficoltà della Denso e della Lear, la logistica farà a meno della Modes e dell’International Trading e Service, l’alimentare vedrà dimezzarsi il personale dello storico stabilimento Fiorucci di Roma. Ci fermiamo qui, il drammatico elenco è purtroppo qui di seguito. E non c’è davvero nulla da festeggiare.

Industria

Firmato il 6 dicembre l’accordo per la gestione delle difficoltà dei due stabilimenti di Potenza e Ceprano (Frosinone) della Italtractor, azienda specializzata nella produzione di sottocarri per macchine industriali. In entrambi gli impianti saranno attivati per l’intero 2024 i contratti di solidarietà. Riguardo gli esuberi (42 in Basilicata e 11 nel Lazio), questi verranno gestiti con l’esclusivo criterio della ‘non opposizione’ e con incentivi da 38 mila e 50 mila euro lordi.

Prorogata di altri sei mesi la cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale alla Denso Manufacturing di San Salvo (Chieti). L’ammortizzatore sociale nella multinazionale giapponese di automotive è iniziato il 1° novembre (i precedenti sei mesi di cigs si erano chiusi il 31 ottobre) e si concluderà il 30 aprile. “Questo accordo è un passo necessario, ma non sufficiente”, spiega la Fiom Cgil territoriale: “Ora l’azienda ha sei mesi di tempo per portare nuovo lavoro e programmare i 64 milioni di euro d’investimenti previsti dal piano industriale siglato nel settembre 2021 e poi rivisitato nel 2022”.

Siglata lunedì 11 dicembre la proroga di un anno di cassa integrazione straordinaria per i 410 lavoratori della Lear Corporation di Grugliasco (Torino). La nuova cigs inizierà il 1° gennaio per concludersi il 29 dicembre 2024. L’azienda di automotive, specializzata nella produzione di sedili, ha però confermato la volontà di procedere con 310 esuberi. Fiom Cgil: “Permangono tutti gli elementi di preoccupazione per il futuro occupazionale e produttivo dello stabilimento. I 12 mesi di ammortizzatore sociale sono una boccata d’ossigeno, ma il tempo a disposizione deve essere utilizzato per ricercare soluzioni industriali”.

Sono 3 mila i licenziamenti in tutto il mondo, concentrati soprattutto nel personale impiegatizio, annunciati a fine novembre dalla multinazionale degli elettrodomestici Electrolux. Coinvolta anche l’Italia: nell’incontro del 18 gennaio saranno resi noti i numeri per il nostro Paese. La società svedese ha dichiarato di voler concordare col sindacato la gestione delle eccedenze. La Fiom Cgil ha apprezzato “questa disponibilità di principio”, ma denuncia “la cattiva gestione degli accordi negli stabilimenti, a causa di un atteggiamento aziendale unilaterale”.

Confermato il rinnovo degli ammortizzatori sociali per tutto il 2024 ai lavoratori dell'acciaieria Jsw Steel di Piombino (Livorno). La cassa integrazione dei 1.400 lavoratori e lavoratrici era in scadenza il 7 gennaio prossimo. Questo l’esito dell’incontro al ministero del Lavoro del 20 dicembre: il prossimo è in calendario per il 3 gennaio con la Regione Toscana per il necessario accordo sulle politiche attive sul lavoro, a ruota seguirà quello al ministero del Lavoro per la firma della misura.

Il 10 novembre la Ankorig di Bagnatica (Bergamo), impresa siderurgica specializzata nella produzione di micropali in acciaio e barre autoperforanti, ha avviato la procedura di licenziamento per 17 dipendenti (su 21 complessivi): 15 lavoratori dell’officina meccanica e due impiegati commerciali. L’intenzione dell’azienda (che ha parlato di un “decremento vertiginoso del fatturato nell’anno in corso rispetto ai precedenti”) sarebbe quella di concentrare l’attività sulla sola parte commerciale.

Un anno di contratto di solidarietà alla Dl Radiators di Moimacco (Udine). La misura per i 290 dipendenti si concluderà il 12 novembre 2024. L’azienda di radiatori e contenitori in metallo per caldaie per il riscaldamento centrale, di proprietà dal giugno 2022 del gruppo inglese Stelrad, pur confermando la “strategicità” dell’impianto friulano all’interno del proprio gruppo, ha confermato la richiesta (annunciata il 10 ottobre scorso) di 50 esuberi, cui si aggiungono i mancati rinnovi di 29 contratti in somministrazione.

Prorogata per altri sei mesi lai cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale per i 94 dipendenti (78 operai, 15 impiegati e 1 dirigente) della Betafence Italia di Tortoreto (Teramo). Il decreto, emanato agli inizi di dicembre, copre il periodo dal 23 ottobre al 22 aprile. Permane la preoccupazione dei sindacati: l’azienda, specializzata nella produzione di recinzioni in metallo, è attualmente interessata da un processo di ristrutturazione e da un cambio di proprietà che potrebbe portare a una riduzione del personale.

La brutta notizia è arrivata venerdì 15 dicembre: licenziati 10 lavoratori, su 13 in totale. Succede alla Rc Solution dell’Aquila, produttrice di cavi, connettori e componentistica elettronica. È dal 2018 che l’azienda incontra difficoltà di mercato: da ottobre i lavoratori sono in cassa integrazione, ma si segnalano ritardi nei versamenti di parte aziendale.

Il 15 novembre scorso la multinazionale svizzero-americana Te Connectivity, produttrice di componenti per l’elettronica, ha annunciato la chiusura entro settembre 2025 dei due stabilimenti di Collegno (Torino), per complessivi 220 licenziamenti. L’azienda ha avviato un piano di riorganizzazione che prevede la delocalizzazione delle produzioni in Cina e Stati Uniti, motivando la dismissione con “un calo del 27 per cento della produzione, la riduzione della domanda, l’incremento dei costi nell’area Emea e la conseguente erosione dei margini”.

Sempre più forte è la mobilitazione dei lavoratori della multinazionale italiana Siae Microelettronica e della controllata SM Optics di Cologno Monzese (Milano). La società (626 dipendenti complessivi) “ha verbalmente prospettato – spiega la Fiom Cgil – l’esubero di 130-140 addetti. Inoltre, è ancora in corso la vendita di SM Optics e temiamo anche la delocalizzazione dell’area produttiva di Siae”. Il sindacato denuncia anche la mancanza di un piano industriale di rilancio e ritardi nei pagamenti degli stipendi.

Trasporti, logistica, edilizia e commercio

È del tutto incerto il futuro dei 103 lavoratori della International Trading & Service, azienda di logistica del settore automotive che opera nell’area industriale di San Nicola di Melfi (Potenza). “La società – spiega la Filt Cgil – ha comunicato di aver utilizzato tutti gli ammortizzatori sociali disponibili nel quinquennio mobile e che l’ultimo periodo avrà conclusione il 21 gennaio 2024, mettendo di fatto a rischio l’intera occupazione”.

MATTEO OI

Il 1° dicembre Alitalia ha annunciato il licenziamento di 2.723 lavoratori (di cui 2.668 provenienti dalla divisione principale e 55 dalla divisione CityLiner), attualmente in cassa integrazione straordinaria a zero ore fino al 31 ottobre 2024. L’8 dicembre sindacati e compagnia aerea hanno firmato l’accordo sugli esodi volontari: “Interessati – spiega la Filt Cgil – sono soprattutto coloro che maturano i requisiti pensionistici nei prossimi due anni ma anche coloro che, pur non raggiungendo tali requisiti, sempre volontariamente, vorranno essere collocati in Naspi, integrata all’80% dal Fondo straordinario di settore”.

Il 23 novembre la Modes, azienda che opera nel settore dell’abbigliamento di lusso, ha annunciato la chiusura del centro logistico nella zona industriale di Trapani, con il conseguente licenziamento di 55 dipendenti. A motivare la decisione, la congiuntura economica e la crescente competitività, che comporteranno l’esternalizzazione delle attività. I lavoratori ora sono in esubero e senza neanche la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali.

“Licenziati via whatsapp, proprio alla vigilia di Natale, 50 operai dei 64 attualmente impegnati all’interno del cantiere per la costruzione del centro di biotecnologie Rimed di Carini (Palermo)”. Questa la denuncia dei sindacati di settore di Palermo, precisando che “la comunicazione, da parte della Italiana Costruzioni, è arrivata il 21 dicembre ai telefonini dei lavoratori”. Fillea, Filca e Feneal hanno proclamato lo stato di agitazione e dichiarato che impugneranno immediatamente tutti i licenziamenti.

Perderanno il lavoro il 31 dicembre i 17 lavoratori del negozio Scarpe&Scarpe di Palermo, situato nel centro commerciale Forum di Brancaccio, la cui procedura di licenziamento è stata aperta il 30 ottobre. L’azienda non è riuscita a ottenere la proroga del contratto di affitto dalla proprietà del Forum, la Multi Veste Italy 4, che scadrà definitivamente il 31 dicembre. I sindacati del commercio si appellano al Comune per un intervento in extremis di salvaguardia dell’occupazione.

Chimica, informatica e alimentare

Altri nove mesi di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale alla Saxa Grestone di Roccasecca (Frosinone). Il periodo va dal 27 novembre al 16 agosto 2024. L’azienda, specializzata nella produzione di sanpietrini green, nata su un piano di riconversione della Ideal Standard, sta attraversando un periodo di difficoltà, dovuto all’impennata dei prezzi di gas e materie prime. La società, per ora, ha conferma gli impegni e gli investimenti previsti nel piano.

Sarà prorogata la cassa integrazione per i 230 lavoratori dell’azienda informatica Softlab di Caserta, in scadenza al 31 dicembre prossimo. Questo quanto emerso dall’incontro che si è tenuto il 12 dicembre al ministero delle Imprese. I lavoratori Softlab sono tutti ex dipendenti della multinazionale Jabil di Marcianise, fuoriusciti da quest’ultima negli anni scorsi in seguito a una crisi produttiva e assunti in Softlab sulla base di incentivi pagati da Jabil e di processi di reindustrializzazione voluti dalle istituzioni governative e regionali ma mai decollati.

Aperta il 27 novembre la procedura di licenziamento collettivo per 212 lavoratori (il 54% del personale) dello stabilimento di Santa Palomba (Roma) della storica azienda alimentare Cesare Fiorucci, specializzata nel mercato dei salumi, da agosto di proprietà del fondo tedesco Navigator e dell’irlandese White Park Capital. Flai Cgil: “Si mettono in atto chiusure di interi reparti, esternalizzazioni e terzializzazioni, riduzione dei costi attraverso la pratica di sostituzione dei rapporti di lavoro “garantito” con forme flessibili e precarie, diminuzione dei diritti, economici e normativi, sacrificati in nome del profitto”.

Tessile, cartaria, editoria e cultura

Il 13 novembre la storica fabbrica tessile (specializzata in feltri) Fir Fulda di Sant’Ambrogio (Torino), dal 2014 di proprietà della tedesca FFF Group, ha annunciato il licenziamento di 41 dipendenti (su complessivi 46), con il mantenimento dei soli comparti commerciale e amministrativo. Attualmente sono in corso valutazioni economiche (d’intesa con la Regione Piemonte) per la concessione della cassa integrazione straordinaria per un periodo di 12 mesi.

Cgil Ravenna

La multinazionale austriaca Mayr-Melnhof ha annunciato la chiusura dell’ex Farmografica di Cervia (Ravenna), stabilimento di confezioni farmaceutiche, con il conseguente licenziamento dei 92 dipendenti. Da sei mesi l’attività produttiva è ferma per via dei catastrofici eventi alluvionali che lo scorso maggio si sono abbattuti sulla Romagna. Per Slc Cgil e Uilcom Uil l’azienda “sfrutta la tragedia per disinvestire in Italia e delocalizzare la produzione dove ritiene di poter trarre maggior profitto”.

Mobilitazione dei giornalisti dell’agenzia di stampa Dire a seguito della “grave decisione dell’azienda” di procedere a 15 licenziamenti, nonostante quasi due anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali. “All’agenzia – afferma la Federazione nazionale della stampa – dal 2024 arriveranno oltre 2 milioni di euro l’anno per un triennio, grazie al decreto per i servizi d’informazione da parte della pubblica amministrazione. Un’importante iniezione di risorse che però non è servita a scongiurare i licenziamenti”.

Il Goethe Institut Italia ha confermato la procedura di licenziamento collettivo di 26 dipendenti, avviata in ottobre, delle sedi di Genova e Torino (che saranno chiuse entro il 31 gennaio) e di Napoli. Nell’incontro del 19 dicembre la Slc Cgil ha “proposto all’Istituto uno schema alternativo e meno traumatico per realizzare sia la riduzione dei costi di personale sia la soppressione delle sedi: nonostante questo, la direzione dell’ente tedesco ha comunque confermato la propria indisponibilità a prendere in considerazione misure alternative al licenziamento”.