Reintegrata sul posto di lavoro con la qualifica di Rappresentante sindacale aziendale (Rsa). Vittoria per la Filctem Cgil Lecce, che ha impugnato il licenziamento di una dipendente di un’importante azienda salentina del settore moda. Il giudice del lavoro ha dato ragione all’organizzazione sindacale, difesa dall’avvocato Iuri Chironi, ravvisando un comportamento antisindacale (ex articolo 28 dello Statuto dei lavoratori).
Questi i fatti. La lavoratrice dell’azienda del Nord Salento ha saputo accidentalmente di essere stata licenziata. All’inizio del 2018, l’impresa di Trepuzzi avvia le procedure di cassa integrazione: la lavoratrice proprio in quel periodo si iscrive al sindacato e viene designata Rappresentante sindacale aziendale (Rsa). Subito dopo arriva il licenziamento. Nel giro di qualche mese tutto il personale confluirà poi in una nuova società, tranne la Rsa della Filctem. Il sindacato si riserva di approfondire anche le conseguenze di questo travaso di personale, anche alla luce di un passaggio della sentenza in cui il giudice scrive: “La presenza di continuità dell’attività aziendale appare provata dagli elementi prodotti in atti. … L’espulsione dal processo lavorativo della lavoratrice fa ritenere che si sia voluto evitare il passaggio diretto della ricorrente, nella sua posizione di sindacalista, anche nella nuova realtà aziendale”.
Secondo il giudice del lavoro, infatti, “la valenza simbolica della condotta (del datore di lavoro, ndr) appare evidente. La società ha adottato un provvedimento assolutamente nullo e in spregio alle basilari regole del diritto del lavoro per espellere dal processo produttivo un soggetto”. Nella sentenza si legge anche che “l’irrogazione del licenziamento con modalità assolutamente extra ordinem e in coincidenza con la comunicazione di nomina ad Rsa abbia valenza intimidatrice nelle relazioni sindacali e abbia valenza segnaletica nei confronti del sindacato”.
Soddisfatti la segretaria generale della Cgil, Valentina Fragassi, e il segretario generale della Filctem Cgil Lecce, Franco Giancane: “Il giudice del lavoro ha sancito la libertà dei lavoratori di scegliersi autonomamente e in piena libertà l'organizzazione sindacale da cui farsi rappresentare. Certo non è facile trovare lavoratori disposti a tenere la schiena dritta e a difendere la propria dignità; ringraziamo la nostra rappresentante. Viviamo tempi duri, tempi in cui diventa sempre più difficile tutelare gli interessi dei lavoratori. La crisi ha lasciato profonde cicatrici e spesso nelle aziende i lavoratori preferiscono abbassare la testa e rinunciare a quote di diritti acquisiti per paura di perdere il posto”, dicono.
I due sindacalisti aprono anche il fronte del dumping contrattuale e della contrattazione di secondo livello in pejus: “Non è più tollerabile che con la scusa della crisi si sottoscrivano accordi che intaccano non solo i minimi tabellari, ma anche istituti contrattuali importanti, come malattia, corretta retribuzione dello straordinario, festività soppresse. In questo contesto, Filctem e Cgil si rifiutano di sottoscrivere accordi che portano al dumping salariale. È assurdo che una rappresentante sindacale sia considerata un ospite non gradita, da tenere fuori dalle aziende. Di fronte a tutto ciò, Filctem e Cgil non si arrendono e ogni volta che sarà richiesto il loro aiuto interverranno per tutelare i diritti dei lavoratori”.