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La cassa integrazione straordinaria che scade a fine anno. E ora l’ipotesi, paventata pubblicamente per la prima volta, della chiusura (o almeno di un forte ridimensionamento) dell’impianto. Per i 420 lavoratori della Lear Corporation di Grugliasco (Torino) questi sono giorni di grande incertezza. Prime risposte arriveranno nell’incontro tra azienda e sindacati il 5 dicembre a Torino, ma soprattutto in quello dell’11 gennaio a Roma, con la partecipazione del ministero delle Imprese.
La Lear di Grugliasco, specializzata in sedili per automobili, è da tempo alle prese con una contrazione degli ordini. Dovuta a due fattori: l’uscita di produzione a dicembre di due modelli Maserati (Ghibli e Quattroporte endotermiche), di cui Lear era monocommittente: la perdita tre anni fa della commessa per la produzione dei sedili della Fiat 500 elettrica, andata al gruppo turco Martur (che li fabbrica in Turchia ma li assembla proprio a Grugliasco, in un impianto ad appena un chilometro dalla Lear).
Gli ultimi anni, dunque, sono stati segnati dalla crisi e dai ripetuti annunci di esuberi. A febbraio 2023, infine, l’azienda di componentistica auto ne aveva dichiarati 240, per ora “tamponati” dagli ammortizzatori sociali, che a settembre sono stati prorogati fino al 31 dicembre. “Ma la società – denunciano i sindacati – non ha mai pensato a diversificare le attività a Grugliasco né a cercare nuove commesse, cosa che invece ha fatto in altri stabilimenti e in altri Paesi”.
L’ipotesi chiusura
Il primo incontro al ministero delle Imprese tra multinazionale, sindacati e governo, che si è tenuto mercoledì 22, non è andato bene. All’uscita dal vertice Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil hanno mostrato tutta la propria insoddisfazione: “Manca un progetto industriale, non c'è una copertura certa per gli ammortizzatori sociali. L’azienda ha confermato tutte le attuali difficoltà, con i volumi produttivi ridotti al minimo, mentre di diversificare la produzione non si parla. Infine, ha ventilato l'ipotesi di una dismissione parziale o totale dello stabilimento”.
L’ipotesi è stata respinta in maniera unitaria dai sindacati, che hanno chiesto alla società statunitense di rimuoverla. “Siamo disponibili – hanno aggiunto – al confronto a 360 gradi, a partire dagli impegni reali che l'azienda può mettere sul tavolo, dalle produzioni che possono essere spostate da altri stabilimenti alle eventuali commesse che l’impresa potrebbe aggiudicarsi in futuro con Stellantis, che è il principale cliente”.
I lavoratori, intanto, sono in sciopero a oltranza e assemblea permanente dal 7 novembre. Venerdì 24, in occasione dello sciopero generale del Nord Italia, hanno incontrato a Torino il segretario generale Cgil. “Non bisogna lasciare soli gli operai della Lear e della Te Connectivity, sono aziende multinazionali che hanno sempre fatto utili”, ha detto Maurizio Landini: “La loro lotta deve diventare la lotta di tutti i sindacati e di tutte le istituzioni”.
La crisi dell’automotive
“La transizione industriale ed ecologica ha bisogno di investimenti, innovazione e programmazione per saturare tutti gli stabilimenti, per nuovi modelli tecnologicamente evoluti e per la rigenerazione dell'occupazione”, spiega il segretario nazionale Fiom Cgil Samuele Lodi, evidenziando “le pesanti ricadute anche per le aziende della filiera dell'automotive e dell'indotto, che stanno vivendo una fase estremamente difficile”.
Sotto accusa sono l’ex Fiat e il governo. “I casi di Marelli e Lear – prosegue l’esponente sindacale – sono esemplificativi di una situazione che si è determinata sia per i mancati investimenti di Stellantis in Italia sia per politiche industriali assenti da troppi anni. Stellantis e governo devono assumersi la responsabilità sociale nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del nostro Paese”.
L’occasione per quest’assunzione di responsabilità potrebbe avverarsi il 6 dicembre, quando il “tavolo sviluppo automotive” s’insedierà al ministero delle Imprese. “Ci auguriamo – conclude Lodi – l'apertura di un vero confronto con le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali per trovare un accordo quadro generale, per rilanciare l'automotive nel Paese con la produzione di almeno 1 milione di autovetture e non meno di 300 mila veicoli commerciali leggeri”.