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Non si tratta solo di avere un contratto, ma anche condizioni di lavoro che rispettino i diritti essenziali, un salario equo, sicurezza, congedi maternità e malattia retribuiti, possibilità di farsi rappresentare, una rete di welfare che protegga nei momenti di crisi e difficoltà, pari opportunità e trattamento. Per tutti e in ogni angolo del Pianeta. Il lavoro dignitoso, la cui giornata internazionale si celebra oggi, 7 ottobre, è tutto questo.
Promossa dall’Ilo, Organizzazione internazionale del lavoro, dalla Confederazione europea dei sindacati e dal movimento sindacale globale con l’obiettivo di sensibilizzare sull'importanza di garantire condizioni di lavoro dignitose, vuole diffondere un principio che vent’anni fa non esisteva e che tutt’oggi è ignorato in molte parti del mondo.
Senza contratto e senza protezioni
Si stima che circa il 70 per cento dei lavoratori operi senza un contratto regolare, senza protezione sociale né garanzie occupazionali. E che la metà sia retribuita con meno di due dollari l’ora. Una condizione di vulnerabilità, unita a disuguaglianze e discriminazioni che toglie dignità all’individuo.
Equo, inclusivo, accessibile
“Il lavoro dignitoso è il pilastro fondamentale per un mercato del lavoro equo, inclusivo, accessibile e per una società giusta e socialmente coesa – afferma Maria Grazia Gabrielli, segretaria confederale della Cgil, che ricorda come senza pace non può esserci giustizia sociale e senza giustizia sociale la pace non può durare -. Purtroppo però questo pilastro nel nostro Paese viene eroso continuamente dal governo, a partire dal cosiddetto dl lavoro del 2023. E ora con il collegato Lavoro si continua con una sempre più marcata flessibilizzazione e precarizzazione: si liberalizzano i contratti in somministrazione, si amplia il lavoro stagionale senza regole, si favoriscono deroghe fiscali sui contratti misti che incentivano autonomo e part time”.
Lontani dall’Agenda 2030
D’altra parte l’Italia si piazza in ultima posizione in Europa per quanto riguarda il Goal 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica” dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Secondo il Rapporto Avis 2023 stiamo scontando forti ritardi accumulati dalla crisi del 2008 in poi.
Nonostante i buoni risultati conseguiti negli anni scorsi in termini di crescita della quota di investimenti sul Pil, aumento dell’occupazione e riduzione della disoccupazione, il mercato del lavoro è al di sotto del livello degli altri grandi Paesi europei. Per l’Asvis rimaniamo indietro su tanti indicatori: giovani, Neet (giovani che non studiano e non lavorano), occupazione femminile, precarietà e fortissimi divari territoriali tra Nord e Sud.
Sommerso, 3 milioni di lavoratori
I dati aggiornati li fornisce la Cgil: nei settori pubblici e privati sono aumentati i part time involontari, sfondando il tetto di 4 milioni, così come sono cresciuti i contratti a termine, in somministrazione, stagionali, a chiamata, stage e tirocini spesso non genuini, voucher, autonomo con e senza partita Iva. Oltre 3 milioni è la quota del lavoro sommerso, nero e irregolare, dove il caporalato relega in schiavitù in agricoltura come in molti altri settori produttivi.
Il tasso di occupazione femminile è il più basso d’Europa e le donne in maternità registrano una percentuale altissima di uscita dal mercato. Restano al palo i Neet, che rappresentano ancora oggi il 16,1 per cento collocando il Paese molto al di sopra della media europea.
Come ti aumento la precarietà
Anziché porre rimedio a tutto questo, il governo Meloni che fa? Allarga le maglie su contratti a termine, somministrazione e stagionali, indebolisce le tutele contrattuali e non si impegna ad aumentare i salari. Interventi che non solo ostacolano la possibilità di un lavoro dignitoso, ma rafforzano le disuguaglianze e mettono a rischio la coesione sociale.
Referendum e proposte
“Occorrono investimenti concreti in formazione, sicurezza sul lavoro e diritti universali, per restituire dignità e futuro a lavoratori, disoccupati e Neet – conclude Gabrielli -. Continueremo la nostra azione sindacale nei luoghi di lavoro, con i quattro referendum sul lavoro e con le nostre proposte. E domani, insieme alla Uil, saremo al Pantheon, in piazza della Rotonda a Roma, a partire dalle 14.30, per dire no al collegato Lavoro che sarà in votazione alla Camera”.