Lavoratori che seguono la parte amministrativa di una Asl, la Asl Roma 5 per la precisione. In missione come somministrati da un anno, due, in alcuni casi anche più di tre anni. Sono 47: chi si occupa delle busta paga, chi della farmacia, del personale, delle delibere, qualcuno è nell’ufficio di direzione. Adesso stanno per essere lasciati a casa perché l’azienda sanitaria locale è tenuta per legge ad assumere attingendo dalla graduatoria di un concorso pubblico.

E che fine fanno adesso, dopo aver coperto ruoli anche delicati per tanto tempo? Nessuno se ne vuole fare carico. Né la Asl, che deve seguire le procedure previste dalla normativa per le assunzioni pubbliche, né l’agenzia Randstad, di cui sono dipendenti nella maggior parte dei casi a tempo determinato. E così, a ogni persona entrata in graduatoria che accetta il posto, c’è un somministrato che, scaduto il contratto, se ne deve andare.

Storture della somministrazione lavoro, a cui i sindacati non vogliono sottostare. “Dopo lo sciopero di fine ottobre indetto unitariamente con Felsa Cisl e Uiltemp, siamo stati ricevuti dal direttore amministrativo della Asl ma la risposta è stata insufficiente – spiega Norberto Benemeglio, segretario Nidil Roma Sud Pomezia Castelli -: impossibile trovare una soluzione per il mantenimento dei livelli occupazionali. Siamo alle solite. I somministrati vengono trattati come numeri, come fossero usa e getta. Ma noi non ci stiamo. È inaccettabile che una Asl usi dei lavoratori che alla fine diventano precariato”.

Come sempre accade in questi casi, i 47 lavoratori a cui si sta dando il benservito hanno garantito per anni la funzionalità di interi uffici, con senso del dovere e delle istituzioni e con una professionalità di cui c’è bisogno come il pane nella pubblica amministrazione.

“Chiediamo di aprire un tavolo di trattativa con la Asl, ma soprattutto con l’agenzia Randstad per mettere in piedi un percorso per la ricollocazione di questi lavoratori – riprende Benemeglio -. Ma siamo al classico scarica barile. La Asl dice che non sono suoi dipendenti, mentre l’agenzia non dà nessuna sicurezza, neppure a quei lavoratori che dopo 36 mesi continuativi avrebbero diritto per legge a essere assunti a tempo indeterminato”.

Poi c’è la questione della performance, una sorta di premio di produzione a cui hanno diritto per parità di trattamento anche i somministrati, ma che finora non è stato corrisposto.

“Avremo un altro incontro, anche per affrontare questo problema – conclude il sindacalista -: la Asl è intenzionata a riconoscere una cifra equa. Noi chiediamo un tavolo di trattativa che coinvolga anche la Regione per tutelare in qualsiasi modo i livelli occupazionali. In caso contrario continueremo con la mobilitazione”.