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“C’è una questione di democrazia e c’è una questione di contenuti e merito”. Questo il cuore della denuncia lanciata da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, nel corso di una conferenza stampa convocata per commentare quanto deciso ieri, 12 ottobre, al Cnel, e le modalità di convocazione del sindacato oggi a palazzo Chigi per illustrare i contenuti della legge di bilancio che arriverà in Consiglio dei ministri lunedì prossimo.
La terza camera del Cnel
“Il Cnel è stato snaturato e chi lo dirige ha deciso di farne una terza camera. In questo modo si sta mettendo in discussione il suo importante ruolo istituzionale”. Il segretario ha anche segnalato che ad avvio di questa XI consiliatura è stata cambiata la composizione del Consiglio e proprio per questo sono pendenti ricorsi: “Quando hanno composto questa nuova consiliatura – ha aggiunto – hanno cambiato i numeri riducendo la rappresentanza e inserendo soggetti di dubbia rappresentanza e rappresentatività”. Questa forzatura apre un problema democratico e di autorevolezza della stessa istituzione che “invece dovrebbe offrire orientamenti, valutazioni e anche uno spettro di proposte”.
Salario minimo, il Cnel non guadagna 5-6 euro l'ora
Entrando poi nel merito della questione del salario minimo legale e del documento approvato ieri - per la prima volta non all’unanimità ma, come ha ricordato Landini, la Cgil e la Uil insieme assommano la maggioranza della rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici - il leader di Corso di Italia ha sostenuto che "non devono insegnarci come si fa la contrattazione, oggi esiste la necessità di un sostegno legislativo e le ragioni portate per spiegare come non ci voglia il salario minimo orario sono paradossali. Scrivono che nel sistema degli appalti, soprattutto quelli pubblici, si avrebbe un aumento dei salari e non sarebbe sopportabile perché verrebbero pagati di più. E poi perché si altererebbe il rapporto tra salari e produttività. Anche questa non mi pare una motivazione convincente”. E peraltro è naturale che voti contro l'introduzione del salario minimo che vedrebbe aumentare i propri costi e "non ce ne è nemmeno uno che guadagna 5-6 euro l'ora al Cnel. Forse - ha aggiunto - non sanno cosa vuol dire vivere realmente con 5-6 euro altrimenti cambierebbero opinione anche loro".
Contratti, dare validità erga omnes
Insomma secondo il segretario della Cgil non introdurre il salario minimo legale non andrebbe nella direzione di sostenere la contrattazione ma in quella di togliere ai contratti nazionali la funzione di salvaguardia del potere di acquisto dei salari. “Rafforzare la contrattazione significa prima, dare validità erga omnes ai contratti. Secondo, devono essere i lavoratori e le lavoratrici ad assegnare, con la delega e il voto, la rappresentanza ai sindacati e devono avere il diritto di votare sugli accordi”. Infine, ha concluso il segretario sul Cnel, “trovo singolare che da un lato si dica che non bisogna intervenire per via legislativa sul salario e contemporaneamente si affermi che bisogna intervenire per legge per impedire che dei giudici emettano sentenze che chiedono di aumentare la paga oraria ma si prendano delle basi di calcolo delle retribuzioni diverse”.
Il metodo sbagliato
Per il segretario generale quanto successo al Cnel è coerente con le modalità usate dal governo nel “confronto con le organizzazioni dei lavoratori”. È convocato per le 19 di questa sera un incontro per illustrare la manovra alle parti sociali, “Siamo convocati in 17 con un ora e mezza di tempo a disposizione”. Landini ha ricordato che lo scorso 28 agosto ha inviato una lettera a Meloni per chiedere un confronto con le parti sociali più rappresentative stipulanti i contratti nazionali, con la richiesta di aprire una discussione sui salari e sulle pensioni, sul salario minimo, sul rinnovo dei contratti, sul una legge sulla rappresentanza, sul contrasto alla precarietà, per un piano di assunzioni in tutto il settore pubblico: “Non abbiamo avuto nessuna risposta e in tutti questi mesi non c’è stata nessuna occasione per un confronto vero e una trattativa e oggi ci convocano per esporci la legge di bilancio. Questa è la stessa logica che ha portato alla composizione del Cnel ed è la stessa logica che porta a pensare di poter utilizzare il Cnel come terza camera e non riconoscere il ruolo di tutte le parti sociali. Non stiamo difendendo la Cgil ma il ruolo costituzionalmente definito delle parti sociali che hanno una rappresentanza”.
Una manovra senza crescita
E nel merito della manovra, Landini ha sostenuto: "Valuteremo i testi ma per quel che si deduce dalla Nadef sarà una manovra che non fa crescere il Paese. Abbiamo presentato tre piattaforme unitarie con Cisl e Uil sulla riforma fiscale, sulle pensioni, su salute e sicurezza e non abbiamo avuto nessuna risposta. Servono investimenti per la salute, per il rinnovo dei contratti, per ridurre la precarietà., per un piano straordinario di assunzioni. Non abbiamo avuto modo nemmeno di aprire un confronto". Quello che è successo non è un incidente di percorso, Landini sostiene sia la conseguenza della logica che la maggioranza persegue per cambiare le relazioni tra i diversi soggetti per affrontare i problemi del Paese. “Non siamo d’accordo e non staremo ne zitti ne fermi. C’è un attacco alla Costituzione, agire in questo modo è mettere in discussione i fondamentali della nostra democrazia”.
Il segretario ha concluso l’incontro con i giornalisti dicendo che la prossima settimana è convocato il massimo organismo dirigente della Cgil per decidere come continuerà la mobilitazione in un confronto con Cisl e Uil.