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Per la prima volta dopo oltre nove mesi, le lavoratrici del gruppo La Perla sono tornate in fabbrica, nello stabilimento produttivo di via Enrico Mattei, a Bologna, per partecipare a un'assemblea sindacale. La mattinata si è aperta con un lungo applauso, una standing ovation e le lavoratrici visibilmente emozionate. Si tratta del primo appuntamento che torna a vederle impegnate dopo il rientro in fabbrica di 28 colleghe per riavviare la produzione di lingerie di lusso che ha reso il marchio famoso nel mondo.
"Ce l'abbiamo fatta - ha dichiarato all'Ansa Stefania Pisani, segretaria generale della Filctem Cgil Bologna - abbiamo finalmente fatto l'assemblea a casa nostra. È un primo passo, piccolino, ma il primo di un lungo percorso. Ci siamo viste qui l'ultima volta il 4 dicembre scorso quando, in una situazione di disperazione collettiva, abbiamo raccolto i mandati per il ricorso in tribunale. Abbiamo le idee chiare, sappiamo dove vogliamo arrivare e combattiamo un pezzettino per volta per portare a casa il risultato. Siamo a metà del percorso - prosegue Pisani – sono state riavviate alcune lavorazioni e si stanno trovando accordi: il Ministero si è fatto garante di un progetto che eviti lo spezzatino aziendale che sancirebbe la fine di questo storico gruppo".
Per Ugo Cherubini, segretario nazionale della Filctem Cgil: "Il rientro in fabbrica di parte delle dipendenti è un primo e importante segnale positivo in questa vertenza. Al ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) è stata consegnata una prima definizione tra le procedure in essere, quelle italiane e quella inglese, per poter mettere la vertenza sul giusto binario".
"Attendiamo fiduciosi il prossimo incontro previsto per il 16 settembre - ha aggiunto Cherubini a margine dell'assemblea con le lavoratrici - auspicando che si determini un protocollo generale definitivo per poter poi individuare un serio imprenditore in grado di rilevare e rilanciare il marchio. Questa vertenza - ha concluso Cherubini - ha avuto ed avrà caratteristiche e vocazione nazionale perché mette in discussione la definizione di politiche industriali per il nostro Paese e punta alla valorizzazione e alla riqualificazione del made in Italy come vettore di sviluppo”.