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Mancanza di prodotti, 14 mesi di continui rinvii, soli dieci mesi rimasti prima dello scadere della cassa integrazione. E ancora, colpe attribuite ai lavoratori sui giornali da parte della proprietà, mentre la produzione è totalmente ferma. Ce ne sono di ragioni per tornare a incrociare le braccia alla ex Embraco di Riva di Chieri, azienda recentemente passata nelle mani del gruppo israeliano-cinese Ventures, che dovrebbe produrre robot per la pulizia di pannelli solari e biciclette elettriche. Dovrebbe, ma non lo fa. La proprietà ha infatti nuovamente rinviato l'inizio dell'attività, prevista entro settembre, al mese di novembre senza spiegare il motivo dello slittamento.
Ecco perché nel giro di una settimana i lavoratori (413 quelli rimasti alle dipendenze del gruppo) tornano a incrociare le braccia: sciopero di 8 ore con manifestazione in piazza Castello, davanti alla sede della Regione Piemonte. "Così non si può andare avanti – ha detto Ugo Bolognesi, responsabile Fiom per la ex Embraco -. Le persone sono veramente esasperate e hanno ragione. È urgente la convocazione del tavolo".
La situazione, infatti, è peggiorata nelle ultime ore dopo che l'azienda ha comunicato alla Rsu l'intenzione di interrompere le relazioni sindacali a causa della protesta organizzata dai sindacati e soprattutto il rinvio delle produzioni. Secondo Bolognesi a questo punto due sono le possibilità: “O l'azienda ha i prodotti, ma non le risorse e quindi si devono trovare soluzioni in questo senso, magari con un intervento diretto del pubblico nelle quote azionarie per contare e decidere. “Oppure, non ci sono né i soldi né i prodotti, ovvero siamo davanti ad un bluff, nel cui caso servono subito soluzioni alternative per difendere i lavoratori ed evitare il dramma della perdita di centinaia di posti di lavoro".
In questo quadro il nuovo sciopero punta ad accendere sempre più ii riflettori sulla vertenza, chiamando in causa Regione Piemonte e governo. Ed è proprio al nuovo esecutivo che si rivolge il responsabile Fiom: “Al governo chiediamo di battere un colpo. È dal marzo scorso che non abbiamo più notizie provenienti dal ministero dello Sviluppo economico. Dovevamo essere convocati a giugno, ma stiamo ancora aspettando l’incontro. I lavoratori, però hanno ormai perso la pazienza”.