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Un territorio stremato e centinaia di dipendenti senza futuro. La Jabil tira dritto e ribadisce la volontà di procedere con altri licenziamenti. Il vertice tra i sindacati e il Mise di venerdì 14 maggio non ha migliorato una situazione che appare sempre più compromessa per il polo di Marcianise (Caserta). “È una scelta inaccettabile”, dice Fabio Palmieri, responsabile Fiom Cgil per Jabil: “Purtroppo questo è l'ennesimo piano industriale al ribasso”.
La Jabil Circuit Italia è la filiale della multinazionale americana Jabil, società che opera nel settore della produzione di componenti e circuiti elettronici per produttori di apparecchiature originali. Un colosso da 180 mila dipendenti e 102 siti operativi, sparsi in 28 paesi del mondo. In Italia, la Jabil è presente a Marcianise (Caserta), e se nel giugno 2019 i lavoratori e le lavoratrici erano circa 700, oggi sono 480. Da due anni la società ha scelto di dimezzare la forza lavoro del polo campano e, di fatto, i dipendenti attivi sono molti di meno.
“Più di 200 operai – spiega Palmieri – sono già stati ricollocati in altre aziende della zona, come la Softlab e la Orefice Group, che a loro volta hanno scelto di usufruire della cassa integrazione. Queste persone, alla fine dei conti, non stanno lavorando e non si conoscono i progetti delle nuove aziende che li hanno assunti. E oggi, a due anni di distanza dall'inizio della vertenza, ci parlano di altri esuberi. Cosa stiamo aspettando?”.
Nel corso dell'incontro di venerdì scorso, la multinazionale statunitense ha infatti confermato l'intenzione di portare la forza lavoro a 250 dipendenti, con altri 150/200 lavoratori da ricollocare presso la T.m.e. srl di Portico di Caserta, azienda che progetta schede elettroniche. Ma questa soluzione spaventa i sindacati, che hanno chiesto di approfondire la questione e d'incontrare di nuovo il governo entro la prima settimana di giugno.
“Al di là dei numeri – continua il responsabile della Fiom – non si capiscono le prospettive dell'azienda. Mancano sia un piano industriale credibile, sia un piano di ricollocazione. Si va avanti solo grazie alla cig. I progetti di rilancio vengono sempre presentati come l’opportunità di salvaguardare l'occupazionale di un territorio. Purtroppo, nel nostro caso, abbiamo constatato che spesso questi progetti portano ulteriori problemi. Per questo abbiamo molti dubbi e perplessità”.
Secondo i sindacati, la Jabil punterebbe alla riconversione della produzione in un settore diverso da quello tradizionale. “Questo significa che ci sono mercati in cui è possibile generare profitti”, riprende Palmieri: “Quindi, come noi speriamo, è ancora possibile garantire una certa continuità occupazionale. Ma il piano industriale che ci hanno presentato va il tutt'altra direzione e il 30 giugno si avvicina. Gli ammortizzatori sociali devono essere prorogati fino alla fine dell'anno, non c'è altro altra soluzione”.
I rappresentanti dei lavoratori auspicano l'impegno del governo e della Regione Campania poiché, a breve, per lo stabilimento casertano la situazione potrebbe farsi drammatica. “Ora ci sono i finanziamenti del Recovery fund, è una grande possibilità da sfruttare”, conclude il rappresentante sindacale: “C'è bisogno di una visione positiva, di nuove e ambiziose strategie per rilanciare il mezzogiorno, altrimenti sprecheremo tutto per l'ennesima volta. Un evento del genere lascerebbe un vuoto incolmabile nel tessuto economico del territorio casertano”.