Nel Veneto ci sono 230.000 anziani a rischio di non autosufficienza e il loro numero è destinato a salire con un andamento incrementale che li vedrà raggiungere quota 320.000 fra vent’anni. Un problema già grande, che non si può cancellare, che anzi si porrà con sempre maggiore intensità e a cui è indispensabile dare risposte. Invece il Veneto è fermo da 18 anni e, unica regione assieme alla Sicilia, non ha ancora adottato il testo di riforma delle Ipab previsto dalla legge nazionale del 2001.
"Da allora si sono susseguiti 13 progetti di legge, nessuno dei quali è andato in porto, ed ora l’assessore Lanzarin è impegnata per una nuova proposta. Il timore di Cgil Cisl Uil (e delle relative categorie dei sindacati dei pensionati e dei lavoratori del settore) riguarda i tempi, con l’estate alle porte, le successive scadenze di bilancio e la chiusura della legislatura con le elezioni nella primavera del 2020", si legge in una nota.
Per questo i sindacati hanno dato il via a una mobilitazione che li vedrà presidiare Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale, martedì 11 giugno (dalle ore 11 alle 13) per sollecitare l’approvazione della nuova legge entro l’attuale legislatura. “I problemi – dicono – non si possono schivare e lasciare il tutto, come finora avvenuto, alla spontaneità di processi non governati alimenta distorsioni e problemi”. Non a caso in questi anni si è assistito ad una crescente privatizzazione del settore (le stesse Ipab tendono a trasformarsi in fondazioni per questioni fiscali), ad un peggioramento della qualità dei servizi, ad una maggior sofferenza di disabili e anziani non autosufficienti a fronte della ridotta copertura, per quantità e per livello di importo. delle impegnative di residenzialità (quote di retta a contributo dalla regione).
Inoltre, senza una ridefinizione del ruolo delle Ipab (che devono diventare Aziende di Servizi Pubblici alla Persona ed essere integrate nel sistema socio sanitario) viene a mancare un importante tassello nella filiera dei servizi territoriali a fronte della nuova programmazione socio sanitaria.
Insomma, la legge è urgente e le organizzazioni sindacali vogliono parlarne con la Presidenza del Consiglio e con i Capigruppo cui hanno chiesto incontri. Fanno anche sapere di essere pronti a tornare ancora e ancora davanti alla Regione, oltre che a moltiplicare le iniziative nei territori.
Il ritardo è davvero enorme ed “è paradossale - secondo Cgil, Cisl Uil - che la Regione Veneto, in prima fila nel richiedere maggiore autonomia, non abbia esercitato quella che ha già, come nel caso del riordino normativo delle Ipab che è nella sua titolarità dall’ormai lontano 2001”.