Ennesimo, grave infortunio nel settore delle costruzioni in provincia di Bergamo: questa mattina (24 ottobre) un lavoratore di 38 anni è caduto da un’altezza di oltre 3 metri in un cantiere di Pedrengo mentre stava lavorando alla rimozione dell’armatura della soletta del primo piano di un edificio. L’operaio edile ha riportato gravi traumi e fratture multiple. “Segnaliamo ancora una volta – e non ci stancheremo mai di farlo – quanto siano pericolose le lavorazioni in altezza. Troppo spesso vengono sottovalutati i rischi e ignorate le più elementari misure di sicurezza a tutela dell’incolumità dei lavoratori”. Questo il commento di Giuseppe Mancin della Feneal Uil, Simone Alloni della Filca Cisl e Luciana Fratus della Fillea Cgil di Bergamo.
“Secondo le prime informazioni sull’accaduto, sembrerebbe che tra le cause dell’infortunio ci sia la mancanza di protezioni obbligatorie che avrebbero impedito la caduta del lavoratore: dalla ricostruzione del personale tecnico dell’Ats intervenuto sul luogo dell’infortunio, infatti, sembra che nel cantiere non fosse presente il parapetto a protezione dei lavoratori. A una situazione di rischio legata all’altezza, si è aggiunta, poi, quella della cattive condizioni metereologiche. Per giornate di pioggia come quella di oggi, però, il settore edile prevedrebbe specificatamente la possibilità di utilizzo della Cassa integrazione per maltempo in caso di precipitazioni, neve, gelo e temperature estive sopra i 40 gradi”.
“Come sindacalisti, ma anche come semplici cittadini, ci rammarica il fatto che ancora oggi i lavoratori restino feriti o possano addirittura perdere la vita in modi così banali solo perché non vengono attuate le più basilari misure di sicurezza”, proseguono i tre segretari. “Troppo spesso, nei cantieri, si privilegia la fretta e si adotta un modo di lavorare che va superato, perché la realizzazione di un’opera e il guadagno conseguente non valgono una vita persa o danneggiata. Siamo vicini al lavoratore, a cui auguriamo una pronta guarigione”.