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“I dati sulla produzione industriale in Italia autorizzano a sperare che l’industria italiana abbia iniziato il percorso di ripresa e di recupero dopo la drammatica caduta a causa del Covid-19 e dopo il crollo nella produzione, nel fatturato, nelle ore lavorate, registrato da marzo 2020 in poi". Così il segretario confederale della Cgil Emilio Miceli e il coordinatore della Consulta industriale della Confederazione Fausto Durante commentano i dati diffusi oggi dall'Istat.
Se è evidente che gli effetti della pandemia continuano ancora a farsi sentire, "tuttavia la tendenza all’inversione del ciclo negativo pare strutturarsi con basi più solide”. “La comparazione con i periodi corrispondenti del 2020 non può non considerare la profondità del baratro in cui l’anno scorso l’industria italiana era precipitata”, proseguono i dirigenti sindacali.
“Tuttavia, occorre cogliere il segnale positivo che viene dalla variazione congiunturale. Gli aumenti del livello di produzione dell’1,8% di aprile rispetto a marzo e dell’1,9% del trimestre febbraio-aprile rispetto al trimestre precedente – spiegano – sono una parziale conferma dell’inversione di tendenza. Da un anno a questa parte, per la prima volta tutti i principali aggregati industriali esaminati dall’Istat mostrano un segno positivo”.
“I dati – sottolineano Miceli e Durante – confermano aumenti sensibili in tutti i comparti, dai beni strumentali ai beni intermedi e a quelli di consumo, mentre l’aumento della produzione nel comparto energetico è molto più contenuto. I dati estremamente positivi sulla fabbricazione dei mezzi di trasporto, dei prodotti in gomma e plastica, della metallurgia e delle altre attività industriali indicano segni di vitalità dell’apparato industriale nazionale che vanno colti e incoraggiati dal Governo”.
In particolare il segretario confederale e il responsabile della Consulta fanno notare che “nonostante sia in importante crescita la produzione industriale nel settore del tessile e dell’abbigliamento, va considerato che in quel settore la situazione complessiva rimane ancora molto pesante. Così come restano le incertezze sulla chimica di base, sulla siderurgia, sull’automotive. Per queste ragioni, le prospettive del cracking a Porto Marghera, della ex Ilva e degli impianti siderurgici a Terni e Piombino, degli stabilimenti italiani di Stellantis devono diventare oggetto di impegno concreto e urgente del Governo”.
“Diventa quindi decisivo – concludono Miceli e Durante – orientare verso la ripresa industriale le risorse del Pnrr e si conferma la necessità di salvaguardare i livelli occupazionali nell’industria. La proroga del blocco dei licenziamenti è, in questo quadro, una misura importante perché permetterebbe il consolidamento di questa positiva inversione di marcia dell’industria italiana”.