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16 milioni di euro sequestrati e 400 lavoratori che rischiano di pagare il prezzo dell'illegalità sempre più diffusa. Accade in Veneto dove è stato scoperto un giro di 45 aziende, ramificate anche oltre i confini della regione. Società cartiere le chiamano, ovvero ditte che vengono utilizzate per produrre documenti che hanno come unico scopo evadere tasse e contributi previdenziali attraverso finti subappalti. Incassavano crediti iva per false fatturazioni. E così erano riuscite a racimolare ben 25 milioni di euro. I lavoratori dal canto loro era impiegati da altre aziende nel montaggio di mobili, arredi e stand fieristici.
A far partire l'indagine una segnalazione dell'Inps. È stata invece la guardia di finanza a smantellare il sistema. Per Silvana Fanelli, segretaria confederale della Cgil del Veneto: "Gli apparati dello Stato stanno svolgendo un lavoro preziosissimo per garantire la correttezza e il rispetto delle regole nel nostro tessuto produttivo e, nel farlo, tutelano i più deboli che, anche in questo caso, sono i lavoratori i quali non si vedono riconosciuti i diritti più elementari, come il versamento dei contributi previdenziali. Ma da parte di chi intende il rapporto di lavoro come occasione di arricchimento senza freni e senza leggi questo è solo uno dei soprusi che viene perpetrato".
Appalti e subappalti nel settore privato ancora una volta si dimostrano terreno fertile per l'illegalità. Silvana Fanelli fa notare infatti che ormai si è davanti a "una vera e propria giungla dove vige la legge del più forte. E a pagare il prezzo di questa deregolamentazione di fatto non sono solo i lavoratori, ma anche le imprese che si comportano correttamente, oltre all'intera società che si vede privata di risorse che la tassazione dovrebbe garantire, proprio in un momento in cui a causa della pandemia sono necessari investimenti cospicui nella sanità e nel sistema di welfare. Mentre tutto ciò accada con sempre più frequenza - conclude la sindacalista - le proposte avanzate da molte forze politiche vanno nella direzione opposta rispetto a quella giusta: allentare i controlli, abolire il codice degli appalti, eliminare i pochi vincoli che ancora permangono. Tutte proposte giustificate dalla presunta necessità di utilizzare velocemente le ingenti risorse messe a disposizione dall'Unione europea per affrontare la crisi economica determinata dalla pandemia. Noi pensiamo esattamente il contrario: la prima misura per garantire una ripresa del nostro Paese e garantire la legalità economica e il rispetto della sicurezza e dei diritti dei lavoratori. Il rischio, altrimenti, è che a ripartire non sia il nostro tessuto produttivo, ma sia la criminalità organizzata a insediarsi ancor più in profondità nel nostro territorio".