No all’aumento della stagionalità senza regole, no alla liberalizzazione senza limiti dei contratti di somministrazione, no all’equiparazione delle assenze ingiustificate alle dimissioni volontarie, cosa che aggira lo Statuto dei lavoratori. E ancora: no all’attacco alla contrattazione collettiva e a deroghe fiscali sui contratti misti che incentivano lavoro autonomo e part time.

Per dire no a queste norme che il ddl Lavoro vuole introdurre, Cgil e Uil organizzano un presidio oggi (martedì 8 ottobre), al Pantheon di Roma, in piazza della Rotonda alle 14.30, per un lavoro dignitoso, stabile, sicuro, tutelato.

“Saremo in piazza contro questi interventi che renderanno ancora più precario e più povero il lavoro”, spiegano le due confederazioni: “Il governo continua a non affrontare i veri bisogni, a partire da giovani, donne e persone più vulnerabili che, anzi, vedranno aggravarsi ulteriormente la loro condizione. Per questo ci mobilitiamo contro provvedimenti sbagliati e dannosi per i lavoratori”.

Più precarietà

A leggere gli articoli del disegno di legge cosiddetto collegato Lavoro, che è pronto per il rush finale a Montecitorio, si scopre che molti non fanno che aumentare la precarietà, liberalizzare i contratti brevi, fare regali a chi chiede più flessibilità, indebolire e sottrarre ruolo alla contrattazione. Tutto questo senza confronto con le organizzazioni sindacali.

Somministrati

Le materie toccate sono tante. Prendiamo la somministrazione. Se il provvedimento dovesse passare, i contratti a tempo determinato e indeterminato potranno essere usati senza limiti e senza vincoli. Molti i paletti che vengono eliminati: si escludono dal tetto del 30 per cento i somministrati assunti a tempo indeterminato dalle agenzie e quelli per nuove attività, start-up, stagionali, spettacoli, sostituzioni. Inoltre, non si applicano i limiti di durata e le causali per quelli a termine se disoccupati, svantaggiati e molto svantaggiati. Queste novità, abbinate a quelle già introdotte dal precedente decreto Lavoro del 2023, consentiranno alle aziende di attivare e disattivare rapporti senza freni.

Stagionali

Stesso discorso si può fare per i contratti stagionali. Il ddl allarga le deroghe aggirando una sentenza della Corte di Cassazione, e amplia il perimetro stesso della stagionalità consentendone il ricorso anche per intensificazione dell’attività lavorativa ed esigenze tecnico-produttive. Quindi si potrà fare ricorso a questa tipologia di contratto in moltissime situazioni, in tanti settori e in piena libertà. In questo ambito, invece, la vera battaglia dovrebbe essere contro l’irregolarità, la bassa qualificazione e le misere retribuzioni.

Assenze ingiustificate

C’è poi il capitolo dimissioni volontarie, di cui si sta parlando tanto ma spesso veicolando informazioni sbagliate. Il provvedimento equipara l’assenza ingiustificata dal lavoro alle dimissioni volontarie. In pratica, innescando degli automatismi rischia di trasformare in dimissioni anche assenze che non sono una scelta del lavoratore, perché non c’è alcuna garanzia per l’Ispettorato di accertare i fatti e la reale volontà della persona.

Varie ed eventuali

Maggiori libertà sui contratti misti, per i quali viene estesa la flat tax; introduzione di un unico contratto di apprendistato duale, che prolunga la durata degli sgravi per le aziende e conferma che il sistema di istruzione è funzionale al mercato del lavoro; esclusione di una fetta di lavoratori autonomi (non ordinisti o iscritti agli albi) dal beneficio introdotto in caso di malattia e infortunio: questi gli altri interventi previsti, contro i quali i sindacati scendono in piazza.

In definitiva il ddl non incide minimamente sulle condizioni attuali dei lavoratori per eliminare e ridurre precarietà, discontinuità e povertà. Non si occupa dei part time involontari, non introduce garanzie di stabilità per i tempi determinati, né per i somministrati e gli stagionali. Anzi, va in direzione contraria al lavoro, favorendo solo le aziende.