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"La fase che sta attraversando il nostro Paese, caratterizzato ancora dall’incertezza determinata dall’emergenza pandemica, risulta essere estremamente delicata. Dopo un pesantissimo 2020, stiamo chiudendo un anno, il 2021, di ripresa economica ma, contemporaneamente, contraddistinto da forti disequilibri. Dal punto di vista del mercato del lavoro, infatti, alla curva crescente del numero degli assunti, corrisponde come dato di fondo una diffusa precarietà". Inizia così il comunicato con cui Fiom e Uilm regionali dell'Emilia-Romagna annunciano lo sciopero di 8 ore dei metalmeccanici per il prossimo 10 dicembre.
"Aumentano pericolosamente disagio sociale, impoverimento di vaste fasce della popolazione, disuguaglianze. Tutto questo in un contesto in cui nel nostro Paese, anche grazie alle risorse del Pnrr, si potrebbero aprire spazi per vere riforme in grado di invertire una rotta perversa determinata da un capitalismo esasperato. Per questo sosteniamo che le politiche economiche, sociali e del lavoro del nostro Paese devono cambiare radicalmente".
Ecco temi e richieste per i quali è stata indetta la protesta, elencati da Fiom e Uilm regionali. "Le politiche industriali per risolvere le crisi e gestire la transizione ambientale, digitale e tecnologica. Una legge di contrasto alle delocalizzazioni anche per evitare situazioni inaccettabili come
quella della Saga Coffee di Gaggio Montano. Estendere gli ammortizzatori sociali in senso universalistico. Contrastare la precarietà per avere lavoro stabile. Rafforzare prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro. Diritti nell’ambito degli appalti. Ridurre le tasse a lavoratori dipendenti e pensionati. Riforma del sistema pensionistico per ottenere flessibilità in uscita dai 62 anni di età o 41 anni di contributi, riconoscimento dei lavori gravosi e usuranti, una pensione di garanzia per i giovani".
Lo sciopero sarà di 8 ore ed è previsto per il prossimo 10 dicembre. Ad accompagnare l'astensione dal lavoro anche diverse manifestazioni in regione. "Per dare forza alle richieste di Cgil, Cisl e Uil. Contro un governo sordo alle ragioni del lavoro".