Un fiume colorato ha attraversato il centro di Roma. Migliaia di metalmeccanici sono arrivati ​​nella Capitale da ogni parte d'Italia per denunciare le grandi difficoltà che sta attraversando l'automotive, in occasione dello sciopero generale del settore indetto da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. Un comparto strategico per l'Italia, che continua ad essere il secondo Paese manifatturiero d'Europa (pesa l'11 per cento del Pil).

Una punteggiata di bandiere rosse, verdi e blu , striscioni e fumogeni, cori manifestazione e canzoni. Il corteo è partito poco prima delle ore 11 da piazza Barberini, imboccando poi via Sistina per concludersi in piazza del Popolo, dove hanno parlato numerosi delegati sindacali, ospiti internazionali ei segretari generali delle tre sigle metalmeccaniche.

L'industria automobilistica si trova nel mezzo del percorso verso la transizione all'elettrico e necessita di scelte strategiche importanti. Scelte che coinvolgono la Commissione Europea, il governo italiano e Stellantis . A preoccupare è soprattutto la situazione dell'ex Fiat: la produzione nel 2024 è in forte calo, l'utilizzo degli ammortizzatori sociali sta crescendo ovunque e prosegue la strategia di riduzione del numero di dipendenti attraverso lo strumento degli incentivi all'esodo.

Fiom, Fim e Uilm, dunque, chiedono a Stellantis un piano industriale che dovrà prevedere l'utilizzo di tutti gli impianti, l'occupazione con missioni e modelli in tutti i plant e investimenti sugli enti centrali (ossia i reparti addetti alla ricerca e sviluppo ). In generale, i metalmeccanici avvertono la necessità di un pacchetto straordinario di investimenti , sia in Italia sia in Europa, accompagnato da un piano di garanzia occupazionale attraverso il blocco dei licenziamenti, il sostegno alla riduzione oraria e azioni per la formazione e ammortizzatori sociali in costanza rapporto di lavoro.

De Palma, Fiom: “Uno sciopero per il futuro”

“In un'assemblea in piazza a Torino, assieme alle lavoratrici e ai lavoratori, avevamo detto che senza risposte da Stellantis, senza risposte dal governo, avremmo scioperato e manifestato a Roma. La nostra parola in assemblea vale più di una firma: eccoci qui”. È con queste parole che il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma ha iniziato il comizio conclusivo della manifestazione di Roma.

“In questi anni – ha proseguito – pensavano di averci divisi, frantumati, cancellati: i lavoratori dell'industria e dell'automotive erano quasi diventati invisibili. I riflettori erano per gli amministratori delegati e per i presidenti, vedevamo ogni volta i politici sgomitare per avere un selfie con loro. Ma le auto non esistono senza chi le progetta, le assembla, le costruisce, le produce: senza prodotto non c'è alcun profitto per le aziende”.

De Palma ha rimarcato che “sono passati 30 anni dall'ultimo sciopero dell'automotive: oggi abbiamo svuotato le fabbriche di Stellantis e della componentistica. E abbiamo riempito piazza del Popolo, che possiamo ribattezzare ‘piazza del Popolo delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici’. Ma la riuscita di questo sciopero non è frutto dei segretari generali o dei funzionari, bensì del lavoro costante e della credibilità che il sindacato e i suoi delegati hanno dentro i luoghi di lavoro”.

Il leader Fiom ha poi sottolineato che questo sciopero è “riuscito a unire tutti, dai sindacati alle istituzioni, dalle forze sociali ai cittadini, alle associazioni. E anche qualche imprenditore ha chiamato per dire: ‘fate bene a scioperare’. Questa piazza non ha riunito solo il mondo del lavoro, ma guarda anche a quel mondo delle imprese che ha subìto gli effetti delle scelte scellerate fatte da Stellantis. Noi qui oggi siamo al centro della nascita di un movimento multinazionale dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.

De Palma ha evidenziato che “decidere di alzarsi in piedi e incrociare le braccia non è mai semplice. Capita talvolta che ci dicano: ‘andate a fare la passeggiata a Roma’. Provate a dirlo a chi è in cassa integrazione da dieci anni, a chi non ha i soldi per far studiare i propri figli o per fare qualche giorno di vacanza. Provate a dirlo a chi sta in cassa integrazione con mille euro al mese. Oppure a chi non è condizione di aiutare il padre o la madre che si ammalano, ed è costretto a chiedere i soldi del Tfr per poter tenere testa alla situazione casalinga”.

Per De Palma l’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares “dovrebbe avere rispetto per queste lavoratrici e lavoratori. In Parlamento ha detto che i lavoratori sono rancorosi. No, noi non siamo rancorosi: noi siamo incazzati, perché vogliamo lavorare e cancellare le parole esuberi e cassa integrazione della nostra vita. Le fabbriche sono nostre e noi le difendiamo come difendiamo l'industria del nostro Paese. Per questo, con grande umiltà, vorrei chiedere al presidente della Repubblica, custode della nostra Costituzione, di ascoltare il silenzio delle fabbriche chiuse per lo sciopero e il rumore della vita della nostra Repubblica fondata sul lavoro”.

Continuando su Tavares, il leader Fiom ha rimarcato che l'ad Stellantis “parla solo di tagli: tagli degli occupati , tagli al salario con la cassa integrazione, tagli dei tempi di lavoro quando sei in linea di montaggio. E ci dice che per produrre auto in Italia bisogna tagliare i costi. Ma l'unico taglio di cui Stellantis ha bisogno è quello degli stipendi di Tavares, della proprietà e degli azionisti. E quelle risorse debbono essere investite in ricerca, sviluppo, produzione, salute e sicurezza nelle fabbriche”.

È ora di tirare le somme: “Siamo al fallimento della strategia di Stellantis , considerato che anche le agenzie di rating la ritengono meno affidabili. Quest'anno, nonostante i 950 milioni di investimenti pubblici nei bonus, rischiamo di andare sotto le 300 mila vetture prodotte, malgrado sconti e bonus c'è un calo del 20% delle vendite. Dobbiamo chiederci: noi le auto le sappiamo produrre, ma l'amministratore delegato le sa vendere?”.

Negli Stati Uniti la Casa Bianca ha scritto una lettera a Stellantis per sollecitare il rispetto delle promesse fatte. “In Italia, da Palazzo Chigi solo silenzio”, ha proseguito: “Il ministro Urso ha appena detto di aver ascoltato questa piazza e che ci convocherà. Noi siamo per il rispetto istituzionale, quando le istituzioni chiamano noi ci siamo sempre. Ma questa piazza dice una cosa precisa: vogliamo andare a Palazzo Chigi per negoziare con l'amministratore delegato Tavares, vogliamo contrattare la transizione e non essere ostaggi dei veti incrociati tra azienda e governo. È ora che a Palazzo Chigi si negozi per la rigenerazione del lavoro e la transizione tecnologica ed ecologica. Ma la prima cosa da fare è fermare la chiusura e le delocalizzazioni delle aziende italiane”.

La Fiom Cgil chiede al governo l'apertura di una trattativa vera. Ma lo chiede anche a Bruxelles: “Dobbiamo impegnarci per ottenere un fondo straordinario per la ripresa dell'iniziativa in ricerca e sviluppo e per le missioni produttive in tutti gli stabilimenti. Il punto non è che Stellantis ha spostato la sede in Olanda e quella legale in Inghilterra: il problema vero è che non abbiamo più l'autonomia di ricerca, sviluppo e produzione perfino sui marchi italiani”.

Michele De Palma ha così concluso: “Siamo noi che immaginiamo, progettiamo e produciamo le Fiat, le Alfa, le Maserati. È la nostra intelligenza a immaginare la mobilità del futuro, ed è la nostra manodopera a crearla. Non provate a dividerci tra gli stabilimenti, per lingua o per contratto. Noi oggi abbiamo scioperato per il lavoro , per l'ambiente, per la salute. Abbiamo scioperato per la nostra dignità e per il nostro futuro. È ora di riprenderci il potere, con la passione, con la forza e con il coraggio”.