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“Negli ultimi dieci anni, gli occupati della nostra regione sono diminuiti di 29 mila unità. Per cercare di recuperarli, occorrono investimenti pubblici per un minimo di dieci miliardi, concentrati sulle infrastrutture, inclusa la Tav Torino-Lione, che va ultimata. Sbloccando subito le opere ferme al palo, si potrebbero creare fino a 50.000 nuovi posti di lavoro. Nel documento unitario che abbiamo redatto con Cisl e Uil regionali parliamo poi di sanità, mercato del lavoro, industria dell’auto, innovazione, fondi europei, poli tecnologici, sicurezza sul lavoro”. Così Pier Massimo Pozzi, segretario generale Cgil Piemonte, oggi ai microfoni di RadioArticolo1.
“A proposito di sanità, siamo finalmente usciti dal piano di rientro, e in quel settore siamo considerati all’avanguardia, come livelli di prestazioni offerte, sulla falsariga del modello lombardo. Però, a differenza di quest’ultimo, da noi gli spostamenti sul privato sono contenuti, perché diventa poi complicato gestirli. Pensiamo che la sanità pubblica - le cui spese incidono fino all’80% sul bilancio regionale - debba essere ulteriormente rafforzata, utilizzando con maggior efficacia i finanziamenti europei e intensificando i corsi di formazione”, ha rilevato il sindacalista.
“Un dato preoccupante riguarda la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Nei mesi di gennaio e febbraio 2019 sono stati denunciati all’Inail oltre 8.000 infortuni sul lavoro contro i 7.500 dello stesso periodo dell’anno scorso, con undici incidenti mortali. Perciò, chiediamo che all’interno del piano del Servizio sanitario nazionale sia data maggior attenzione alla sicurezza, mettendo risorse e facendo assunzioni per quanto riguarda i controlli. L’incremento degli infortuni non avviene per colpa della tecnologia, ma sta nella pressione che c’è sul lavoro e nelle condizioni di lavoro che spesso non sono ottimali”, ha affermato il dirigente sindacale.
“Nell’industria il momento è particolarmente delicato, considerando la crisi dell’auto e della componentistica, che richiederebbe una maggior attenzione da parte delle istituzioni, con l’apertura di un tavolo negoziale con Fca sulle strategie future, prevedendo anche il coinvolgimento delle parti sociali, con un’azione di pressione e lobby nei confronti della multinazionale, che rimane comunque l’azienda che dà maggior lavoro anche nella componentistica, nonostante l’ampio ricorso alla cassa integrazione che continua a esserci in tutti gli stabilimenti del gruppo. Finora, l’unico che ne ha parlato è stato il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, che ritiene non sia sufficiente produrre la 500 elettrica in Piemonte, ma siano necessari ulteriori investimenti. Il secondo tema sul tappeto è la trasformazione della componentistica, degli investimenti pubblici e privati, dell’insediamento di nuove aziende. Ad esempio, l’Anma, l’associazione datoriale dei metalmeccanici, suggerisce la produzione di batterie, proprio in conseguenza del decollo dell’auto elettrica, previsto nei prossimi anni”, ha concluso il leader della Cgil piemontese.