In vista della manifestazione nazionale sul Mezzogiorno, in programma a Reggio Calabria sabato 22 giugno, Cgil, Cisl e Uil di Napoli hanno riunito quadri e delegati a Santa Maria la Nova per discutere di infrastrutture e recupero urbano, reti, produzione e innovazione, partendo dalle proposte contenute nella piattaforma unitaria per lo sviluppo della città metropolitana. All’attivo hanno preso parte i segretari generali di Napoli, Walter Schiavella, Gianpiero Tipaldi e Giovanni Sgambati, il vicesegretario generale Cgil, Vincenzo Colla, i segretari nazionali Andrea Cuccello e Ivana Veronese. Molti gli interlocutori che sono intervenuti: Pietro Rinaldi, capo gabinetto città metropolitana, Federica Brancaccio, presidente Acen, Enrico Panini, vicesindaco di Napoli, che ha annunciato la partecipazione dell’amministrazione comunale alla manifestazione di Reggio Calabria, Leopoldo Angrisani, delegato del rettore della Federico II, Pietro Spirito, presidente Autorità Portuale. Nel corso dell’attivo anche la testimonianza di un delegato della Whirlpool di via Argine.
L’area metropolitana di Napoli, con le sue emergenze e con le sue opportunità, resta - secondo il sindacato - la leva prioritaria su cui fare forza per rilanciare lo sviluppo dell’intero Mezzogiorno e, quindi, dell’intero Paese. Il progetto del governo di procedere lungo la strada dell’autonomia differenziata sarebbe devastante per il Mezzogiorno e va contrastato con un organico disegno di riassetto istituzionale, che tenga conto nello specifico delle grandi aree metropolitane.
“Questa città e la sua area metropolitana – hanno sottolineato i segretari di Cgil, Cisl e Uil – sono di fronte a un bivio e non possono permettersi di prendere le strade sbagliate. Ciò investe ciascuno dei soggetti sociali e politici a una piena assunzione di responsabilità, da cui noi non vogliamo sottrarci e chiama le istituzioni a una piena e leale collaborazione e alla condivisione di una visione complessiva e delle relative priorità. Occorre definire un progetto organico di sviluppo dell’area metropolitana, accompagnato dall’apertura di un confronto istituzionale serio con la Regione, teso a definire un chiaro progetto di devoluzione di poteri, nel quadro degli indirizzi di programmazione che restano in capo alla Regione, soprattutto in materia urbanistica, di tpl, servizi sociali, gestione del ciclo delle acque e dei rifiuti. La dimensione metropolitana è la dimensione di scala ottimale, non solo per definire servizi efficaci ai cittadini, ma anche per restituire efficienza ed economicità di gestione ad aziende pubbliche altrimenti destinate a un incerto futuro”.
Come condizione di quadro essenziale per un equilibrato sviluppo economico, aggiungono i confederali, “è necessario che si definisca un vero ‘progetto Napoli’, capace di mettere a sistema il complesso degli interventi che oggi sono attivabili: Bagnoli, Napoli Est, area flegrea, Piano periferie, valorizzazione del centro storico, patto per Napoli e la Campania, piano portuale, Zes, sono i punti di un disegno che per essere leggibile va collegato e, ancor prima, pensato. “Il protocollo su appalti e legalità per gli interventi previsti dal patto per Napoli, sottoscritto con il Comune di Napoli, va pienamente attuato e esteso a tutti i cantieri pubblici e monitorato, costituendo un apposito osservatorio. Si tratta di rispondere strutturalmente alla situazione di vetustà e di pericolo del patrimonio edilizio con un progetto organico, che eviti le tragedie come quella di via Duomo”, proseguono le tre sigle.
Il lavoro si difende soprattutto creando occasioni di crescita economica stabile, solida e legale. Perciò, Cgil, Cisl e Uil “ritengono necessario mettere a sistema le grandi potenzialità dell’apparato produttivo ancora presenti nell’area metropolitana: un apparato produttivo industriale adeguato, per questo, oltre alla definizione di un apposito livello di confronto inter-istituzionale per il rilancio produttivo di Napoli, intendiamo partire dalla strenua difesa dell’esistente: Whirpool, Fca, Fincantieri, sono solo alcune delle aziende che non possiamo permettere che lascino il nostro territorio e sulle quali chiediamo chiari piani industriali e d'investimento, capaci di dare certezze sul loro futuro”.
Ricerca, sviluppo, innovazione e formazione, a partire da un utilizzo mirato degli incentivi, che non allarghi il divario col resto del Paese, secondo il sindacato, sono le chiavi per rilanciare l’apparato produttivo. "Serve un piano regolatore delle reti e delle piattaforme, che permetta una negoziabilità degli algoritmi che fanno funzionare le reti, rendendo trasparente come vengono raccolti e utilizzati i dati da enti e imprese. Altrimenti, non è solo il lavoro, ma è l’insieme delle relazioni sociali che viene condizionato. Occorre una sede stabile di confronto con il Comune e la città metropolitana, le università, in cui le amministrazioni, anche con i loro gruppi di competenza (come è l’advisory board per la manifattura 4.0), i sindacati, le imprese, le associazioni e i comitati concordino progetti di governo delle reti".
“Il piano portuale, approvato dall’Autorità di sistema – concludono le tre sigle –, è uno strumento fondamentale per lo sviluppo della città e va nella direzione giusta, ma occorre sia anch'esso parte di quel progetto complessivo che ad altre istituzioni spetta. È in tale contesto che vanno valorizzate le opportunità offerte dalle Zes. In tempi non sospetti, abbiamo avanzato con chiarezza questa richiesta e oggi guardiamo con preoccupazione ai ritardi nella sua concreta realizzazione. Nelle aree Zes è necessario agire rapidamente sul terreno della semplificazione amministrativa e della concentrazione delle risorse. Infine, rivendichiamo un ruolo delle parti sociali nella definizione del piano strategico delle Zes, a garanzia della regolarità, qualità e sicurezza dell’occupazione prodotta. Riteniamo necessario che il piano di risanamento di Anm, al di là della contingenza e dei vincoli che la procedura avviata impone, sia pensato in una prospettiva più ampia, che assuma pienamente la dimensione metropolitana/regionale, come ambito obbligato per dare efficienza economica ed efficienza operativa all’intero sistema del Tpl”.