Si è concluso al ministero delle Imprese e del made in Italy l’incontro sul futuro di Industria taliana Autobus (IIA). Su richiesta unitaria dei sindacati metalmeccanici e grazie all'intervento congiunto di Mimit e Regione Emilia Romagna, è stata respinta la volontà dell’azienda di riaprire la procedura di trasferimento della produzione di autobus da Bologna a Flumeri, in provincia di Avellino. In programma un nuovo confronto con la proprietà, prima in sede locale e poi, il 16 settembre prossimo, a livello nazionale.

La doccia fredda prima delle ferie

Il 2 agosto scorso, a poche settimane dall'acquisizione dell'unica azienda pubblica italiana produttrice di autobus, l’ing. Vittorio Civitillo, nel doppio ruolo di amministratore delegato e presidente del gruppo Seri industrial, aveva annunciato la volontà di procedere alla chiusura delle attività produttive della IIA di Bologna con il trasferimento coatto di 77 lavoratori a oltre 600 Km di distanza. In pratica un implicito licenziamento con la definitiva chiusura dello storico sito felsineo.

Un piano industriale tutto da confermare

Durante la fase di acquisizione, perfezionata lo scorso 11 luglio, l'azienda aveva illustrato un piano industriale suddiviso in 2 fasi, una di risanamento e una di rilancio.
In seguito aveva informato i sindacati della possibile collaborazione con un player cinese, interessato ad acquisire il 25% delle quote societarie, consentendo un accesso ai componenti a prezzi competitivi, riservandosi però, laddove IIA non fosse in grado di fornirli, di proporre i propri mezzi nelle gare pubbliche. Una prospettiva che ha fatto scattare l'allarme sulla possibilità che l’unica azienda italiana di mezzi pubblici possa trasformarsi in un veicolo di commercializzazione di autobus prodotti in Cina.

Le reazioni dei sindacati dopo il tavolo al Mimit

"Siamo riusciti ad ottenere - scrivono in un comunicato unitario Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm - l’apertura di un confronto di merito, che deve ottenere continuità industriale e occupazionale in entrambi i siti di Bologna e di Flumeri. In assenza di risposte - sottolineano i sindacati - riprenderemo le mobilitazioni. Al governo chiediamo di mantenere gli impegni presi al momento della cessione e di intervenire - concludono - per difendere l’industria e i lavoratori".