Per ora è muro contro muro. Sarà una battaglia lunga quella dei lavoratori della Gurit Italy di Volpiano (Torino), azienda attiva nel settore delle energie rinnovabili. A fine gennaio la società svizzera ha annunciato la chiusura dello stabilimento e il licenziamento di 56 dipendenti (su 64 complessivi), cui si aggiungono altri 20 addetti in somministrazione.

“L’azienda – spiegano Filctem Cgil e Uiltec Uil – ha motivato la decisione con un drastico calo delle commesse, che non consente di proseguire l’attività produttiva, anche a causa della crescente concorrenza cinese e del costo elevato dell’energia in Italia, fattori che porteranno la società a delocalizzare in Cina le produzioni finora assegnate a Volpiano”.

Il 10 febbraio i lavoratori hanno attuato uno sciopero di otto ore e manifestato a Torino sotto la sede dell’Unione industriali. All’incontro con i sindacati era presente anche il presidente del Consiglio d’amministrazione della società Daniel Sven Dahlqvist, che ha confermato la dismissione dell’impianto per metà aprile.

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“Assieme alle Rsu abbiamo contestato i licenziamenti, ma l’azienda non ha mostrato alcuna disponibilità al confronto”, ha commentato Carlo Giunta (Filctem Cgil): “Ci siamo lasciati in modo brusco, ma continueremo a confrontarci con l’azienda per trovare soluzioni alternative alla chiusura che tengano conto soprattutto della situazione dei lavoratori e delle loro famiglie”.

Il prossimo incontro è fissato per mercoledì 19 febbraio, l’auspicio dei sindacati è che possa esserci un ripensamento da parte dell’azienda in modo da favorire la dichiarazione dello stato di crisi e la conseguente adozione degli ammortizzatori sociali (cui la Gurit finora si è opposta), oppure un mix di esodi incentivati e piani di ricollocazione.

«Una decisione incomprensibile, in quest’azienda non si è mai fatta neanche la cassa integrazione”, conclude il dirigente Filctem: “Vogliono tagliare i costi, non è una crisi, ma una scelta ben precisa. Un’azienda che ha sempre lavorato su ciclo continuo, su 21 turni, sette giorni su sette. Sarà una battaglia lunga”.