Sono passati pochi giorni dalla mobilitazione nazionale unitaria indetta venerdì 25 ottobre da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil per denunciare la gravissima situazione in cui si trova la filiera della componentistica non metalmeccanica dell’automotive, in particolare le aziende che lavorano in monocommittenza o in prevalenza per Stellantis, nel nostro Paese e in Europa.

Il provvedimento di Palazzo Chigi

Nelle ultime ore è emerso che nella prossima Legge di bilancio il Governo taglierà 4,6 miliardi di euro al Fondo automotive istituito dal governo Draghi nel 2022 a sostegno della riconversione della filiera per attuare la transizione energetica.
Una riduzione considerevole: i 5,8 miliardi ancora disponibili degli 8,7 stanziati fino al 2030 si ridurrebbero a 1,2 miliardi, appena 200 milioni all'anno. Una decisione che ha scatenato feroci polemiche da parte delle imprese e dei sindacati, che reclamano un incontro a Palazzo Chigi.

La reazione dei sindacati della componentistica

"Oggi più che mai - scrivono Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil in una nota - c’è necessità di mantenere e incrementare il Fondo per garantire la continuità produttiva e occupazionale all’interno delle grandi trasformazioni che stanno attraversando il settore e la manifattura nel suo complesso".
Secondo i sindacati, l'automotive rimane uno dei settori di eccellenza del nostro Paese ma, scrivono, "sono fortemente compromessi, già oggi, il futuro di 45 mila lavoratrici e lavoratori della componentistica non metalmeccanica (contratti della Gomma plastica industria, Gomma plastica e Tessile Confapi, Sistema Moda Italia, Pelli e cuoio, Vetro, Chimica) e delle loro famiglie. È necessario sostenere con investimenti pubblici e privati questo settore, a partire da ulteriori ammortizzatori sociali e da strumenti di politica attiva del lavoro per sostenere la transizione anche da un punto di vista sociale, oltre che in termini di ricerca, innovazione, tecnologia".

Leggi anche

Preoccupati anche i metalmeccanici

Sulla questione sono intervenuti anche i segretari generali di Fiom, Fim e Uilm, Michele De Palma, Ferdinando Uliano e Rocco Palombella, sottolineando come il Governo stia continuando a ignorare le richieste delle migliaia di lavoratori che venerdì 18 ottobre hanno partecipato allo sciopero nazionale e alla manifestazione di Roma per chiedere un supporto concreto per garantire la competitività del settore, la difesa dell’occupazione e l’innovazione tecnologica, indispensabile per affrontare le sfide del futuro.

La richiesta di un incontro

"Chiediamo quindi al Governo - concludono Filctem, Femca e Uiltec - di ripristinare il finanziamento al fondo automotive, di incrementarlo e di convocare con urgenza le parti sociali dei settori dell’automotive e della filiera della componentistica non metalmeccanica, a partire da Stellantis".