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I vertici fiorentini della multinazionale Gkn, con sede a Campi Bisenzio e di proprietà del fondo di investimento Melrose, in un incontro con Fiom e Rsu aziendale hanno prospettato la possibilità di sedici prepensionamenti, ma non hanno fornito alcuna risposta sul futuro industriale dello stabilimento.
Spiega Andrea Brunetti (Fiom): "Dopo una dura vertenza, sindacale e legale, nel febbraio scorso l'azienda ha dato il via al rientro a Firenze di alcune produzioni delocalizzate in precedenza. Ma, al tempo stesso e per la prima volta, anziché assumere i lavoratori a termine, li ha trasformati in precari a vita, attivando, per una ventina di loro, contratti di staff leasing (assunzione a tempo indeterminato con le agenzie per il lavoro) e iniziando un massiccio turn over per i contratti a termine sotto i dodici mesi, per aggirare le nuove norme previste dal Decreto dignità. Ciò significa che tra prepensionamenti, blocco delle assunzioni e l'automazione in corso di alcune celle di assemblaggio semiassi, si rischiano di perdere, secondo i nostri calcoli, nel giro di due anni, circa 60 posti di lavoro".
"C'è la crisi del mercato dell'auto, ma non solo – sottolinea la Rsu –, ci hanno comunicato che la multinazionale ha perso importanti commesse e che continuano gli spostamenti di produzioni verso altri impianti. Secondo noi, ci sono forti responsabilità del management fiorentino che, tra l’altro, recentemente è stato condannato per condotta anti-sindacale. Dopo mesi di totale unilateralità nella gestione dei lavoratori interinali, col ricatto pendente dei sabati obbligatori, oggi l'azienda ci intima di firmarle i prepensionamenti, attraverso l'isopensione (esodo lavoratori anziani ex legge Fornero). Niente in contrario, da oltre un anno chiediamo noi stessi di permettere ai nostri colleghi, martoriati dalla Fornero, di poter anticipare la pensione. Ma i prepensionamenti si usino per ringiovanire lo stabilimento, non per affossarlo".
"Un'azienda che manda via gli anziani e non assume i giovani è un’azienda che non ha prospettive. Perciò, chiediamo un piano industriale e la riattivazione del bacino di reclutamento interinali, unico strumento che preserva le professionalità e impedisce il turn over selvaggio a cui assistiamo oggi. Inoltre, l'azienda preveda la fine dell'utilizzo dello staff leasing con percorsi di assunzione. Abbiamo sempre proposto alternative pratiche, frutto dell'esperienza di chi come noi da vent'anni lavora in questa azienda. I vertici aziendali insistono nel dire che non possono dare alcuna garanzia occupazionale, né in caso di prepensionamenti né in qualsiasi altro caso. Insomma, ci viene chiesto di firmare per compiacere il Fondo, senza alcuna certezza, e di sperare nella sua benevolenza”, rileva il dirigente sindacale.
"Come Fiom, congiuntamente alla Rsu, abbiamo chiesto alla Regione l'attivazione urgente di un tavolo per approfondire la questione delle prospettive dello stabilimento: vogliamo che tutte le istituzioni siano coinvolte in questa discussione che, a tratti, è stata surreale. Sono in gioco potenzialmente ben oltre 400 posti di lavoro, oltre a quelli nelle ditte esterne. Ed è ora che tutti ne rispondano", conclude il sindacalista.