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La vertenza con una grande azienda di ristorazione multi localizzata a livello nazionale che, a Genova, gestisce più della metà della refezione scolastica comunale, nasce nel 2018 in una situazione di estremo disagio dei dipendenti che subivano costanti inadempienze contrattuali, cedolini paga sbagliati, fantasiose interpretazioni di norme e articolati del contratto nazionale di settore. Su Genova l’azione sindacale è passata attraverso diverse fasi, spesso complesse, diversi scioperi e il coinvolgimento frequente anche della Prefettura e della committenza, il Comune di Genova, per cui su più fronti sono state affrontate e risolte questioni legate al pagamento della malattia, all’assistenza sanitaria contrattuale, a multe salate (addebitate in busta paga ai dipendenti) che niente avevano a che fare con le sanzioni disciplinari previste dal contratto nazionale, risolvendo anche l’annosa questione legata alla trasmissione “confusionaria” (per usare un eufemismo) delle ore contrattuali e supplementari che, nel tragitto da Genova alla sede aziendale, subivano “variazioni” importanti per cui si erano accumulati pacchetti di ore non retribuite da sanare per molte lavoratrici e lavoratori.
“Siamo dovuti arrivare - dichiara Simona Nieddu della Filcams Cgil Liguria - a concordare per iscritto un format di lettera di assunzione standard, una cosa che se ci si pensa è assurda, dovrebbe essere scontata quando hai a che fare con dei colossi della ristorazione che vincono grandi appalti pubblici, ma è stato necessario perché avevamo riscontrato che ad ogni nuova assunzione venivano inserite postille e specifiche nuove e inaccettabili legate anche alla sospensione estiva. Parliamo di un’azienda le cui buste paga, ad ogni inizio del mese, erano un incubo per lavoratrici e lavoratori che osservavano costanti mancanze retributive ed erano un incubo anche per noi che, nel fine settimana, dovevamo portaci a casa plichi di cedolini paga e rispettivi fogli firma così da poter effettuare tutti i conteggi e le verifiche di quelle mancanze per poi poterle segnalare una ad una all’azienda, in una costante rincorsa al recupero crediti estenuante con cifre che di mese in mese salivano e si accumulavano. Anche su questo siamo riusciti finalmente a spingere l’azienda verso una nuova modalità di trasmissione dei dati che, da quando viene attuata, ha ridotto drasticamente quel margine di errore diventato insostenibile".
Poi c’è tutto un altro capitolo che riguarda l’adeguamento di ore e livelli che di fatto ha generato, nel tempo, un sistema illegittimo e unilaterale di adeguamenti temporanei mensili per quelle lavoratrici che strutturalmente effettuavano più ore rispetto a quelle previste dai loro contratti part time; parallelamente, la maggior parte di quelle persone facevano ore in più perché svolgevano mansioni di livello superiore a quello con cui erano state assunte. Il punto focale è che questi contratti temporanei venivano emessi ogni mese, spesso senza neanche la firma della lavoratrice interessata e venivano tarati in base alla quantità di supplementare effettuato mettendo in atto un’azione totalmente fuori dalla legalità, cioè retro datando i contratti al primo giorno di ogni mese. “Una prima tranche di queste posizioni individuali sono state sanate nel 2019 – spiega Nieddu - a fronte dell’apertura di uno stato di agitazione e relativa procedura di sciopero che ci ha visti convocati dalla Prefettura e trovare una quadra attraverso un verbale di accordo di ben trenta pagine in cui, oltre a sanare queste posizioni individuali, si sono definite anche innumerevoli questioni collettive pregresse. A fine novembre appena trascorso, dopo due anni di costanza e determinazione su nuove posizioni da consolidare all’interno della medesima azienda e grazie alla fiducia e alla tenacia delle nostre iscritte, si sono consolidate ore e livelli per altre decine di donne lavoratrici del settore attraverso un ulteriore verbale. Insomma, un risultato importante che si è raggiunto con duro lavoro, estrema pazienza e il senso di appartenenza alla Filcams Cgil che tante lavoratrici e lavoratori hanno, in un settore estremamente povero e precario come quello della Ristorazione Collettiva" conclude Nieddu.
(Testo a cura Viviana Correddu)