Soddisfazione dei sindacati per l’approvazione della legge che ratifica l'intesa di Cgil, Cisl, Uil, Ocst e Uss con il ministero dell'Economia e delle Finanze sulla tassazione dei frontalieri dei nuovi Comuni di confine, siglata lo scorso luglio: “Ora si lavori ai problemi ancora aperti”.

La soluzione viene definita “equa e soddisfacente per la tassazione dei vecchi frontalieri residenti nei 72 nuovi Comuni di confine, ovvero quelle località che, pur ubicate entro i venti chilometri dal confine tra Italia e Svizzera, non erano stati ricomprese negli elenchi emessi unilateralmente dai Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese in relazione al vecchio Accordo bilaterale del 1974”.

I sindacati elencano i punti positivi della nuova legge, che è anche “frutto della mobilitazione sindacale internazionale che lo scorso marzo aveva fatto scendere in piazza i lavoratori coinvolti. Sarà concesso  a questi frontalieri di optare in Italia, già per il reddito del 2024, per una tassazione con imposta sostitutiva pari al 25% dell'imposta alla fonte pagata in Svizzera, potendo così godere di un carico fiscale complessivo pari a quello degli altri vecchi frontalieri”. 

Inoltre è garantita la progressività fiscale come costituzionalmente prevista, la valutazione  dei carichi di famiglia nel calcolo del reddito imponibile, determinata secondo le regole svizzere. “Gli effetti della norma – spiegano – riguarderanno in particolare tutti quei frontalieri che, già attivi per lavoro in Ticino, Grigioni o Vallese con rientro giornaliero tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, risiedono appunto in Comuni che non erano presenti nei vecchi elenchi svizzeri (quali, ad esempio, diversi Comuni della provincia di Monza e Brianza e tutti i Comuni della provincia di Sondrio)”.

Il Consiglio sindacale interregionale Ticino-Lombardia-Piemonte, composto da Cgil, Cisl, Uil, Ocst e Uss, “ha accolto con profonda soddisfazione l'avvento della nuova legge, quale frutto degli sforzi profusi dai sindacati stessi.  Restano tuttavia ancora aperti numerosi problemi riguardanti gli stessi lavoratori frontalieri, che dovranno essere resi presto oggetto di ulteriori discussioni con le Autorità competenti”. Resta infatti ancora inattuata, ad esempio, la norma tramite la quale si era istituita una nuova e migliorativa indennità di disoccupazione Naspi per i frontalieri, che tuttavia ad oggi non è mai stata realmente implementata, così come resta ancora in sospesa la convocazione del tavolo interministeriale per la definizione di uno Statuto dei lavoratori frontalieri, anch'esso un diritto sancito per legge. 

“Vi è poi, non dall'ultimo – scrivono i sindacati –, l'annosa questione della cosiddetta “tassa sulla salute”, che ci vede fortemente contrari e che ha già prodotto, da parte nostra, un fitto dossier legale che ne ipotizza la non costituzionalità, oltreché la reintroduzione della doppia imposizione. Di fatto una “tassa di scopo”, nelle intenzioni del legislatore, la cui inefficacia in termini di deterrenza alla mobilità verso la Svizzera del personale sanitario appare in tutta la sua evidenza. Iniziativa per la quale chiediamo alle Regioni interessate di non procedere con gli atti attuativi richiamati dalla relativa legge”.

Resta infine irrisolto il tema dell'assegno unico universale che, malgrado la procedura d'infrazione Ue, non sembra ancora trovare la disponibilità del ministero del Lavoro nell'individuazione di una soluzione definitiva. “Problemi che – concludono –, malgrado la disponibilità delle organizzazioni sindacali, dimostrata anche nelle proficue intese con il Mef di questi anni, avrebbero la loro naturale sede di composizione nel tavolo interministeriale introdotta dalla legge 83/23 e, dopo oltre un anno, non ancora convocato. Ancora una volta ne richiediamo l'immediata convocazione”.