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"L’emergenza sanitaria in Lombardia non è assolutamente finita e lo dimostrano i dati dei decessi e i continui richiami a rimanere in casa da parte delle istituzioni e dalle autorità competenti. Si fermi la corsa a chiedere deroghe o permessi al Dpcm del 22 marzo da parte di aziende che non producono beni essenziali e indispensabili". A dirlo sono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil di Monza e Brianza: "Stiamo perfino assistendo ad aziende che, pur di continuare la produzione, hanno pensato di cambiare in questi giorni il codice Ateco della propria attività. Ci sono anche alcune aziende che non riescono neppure a garantire quanto previsto dal Protocollo siglato da Cgil, Cisl, Uil e associazioni datoriali lo scorso 14 marzo per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro".
Per Fim, Fiom e Uilm della Brianza "fino al 13 aprile non deve cambiare niente. L’ultimo decreto del presidente del Consiglio rimane un punto fermo, e senza esitazioni continueremo con le segnalazioni alla Prefettura di tutte le anomalie che non riteniamo congrue a quanto previsto dallo stesso decreto. In attesa di un nuovo decreto contenente le indicazioni e restrizioni da intraprendere dal 14 aprile in poi, ribadiamo che pur nella consapevolezza che le produzioni non potranno rimanere ferme per parecchio tempo ancora, la salute dei lavoratori dovrà essere messa sempre al primo posto in ordine di importanza".
Pietro Occhiuto, segretario generale della Fiom Cgil Monza e Brianza, rileva che "già oggi ci sarebbero decine di aziende pronte a ripartire, pur non essendo impegnate in nessuna attività essenziale. Tra queste la Beta Utensili di Sovico, la Farid Industrie di Besana Brianza, la Lima Eusider di Desio, Eurotubi di Nova Milanese, Peg Perego di Arcore e tante altre. È assurdo che si usi atteggiamenti draconiani verso chi vuole fare una passeggiata sotto casa per poi usare molta leggerezza verso chi costringerebbe migliaia di lavoratori a uscire di casa. È il momento questo di serrare i controlli verso tutte quelle aziende che nulla avrebbero a che fare con attività essenziali".