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"Undici mesi. Undici mesi di “passione”. Passione sì, perché sono stati undici mesi di paura, di rabbia e di attesa da un lato, ma anche di lotta, di partecipazione e di costruzione di un’alternativa dall’altro. E ora, dopo questi undici mesi, possiamo dire che la soluzione che abbiamo cercato e per la quale abbiamo lavorato con determinazione lungo tutto questo periodo, è stata raggiunta". Inizia così un lungo messaggio firmato dalla Rsu dello stabilimento della multinazionale israeliana Teva a Bulciago, dalla Filctem Cgil Lecco e dalla Uiltec Uil Lario. La lotta paga, questa la sintesi di una vertenza che, grazie all'impegno di lavoratrici, lavoratori e sindacati si è conclusa per il meglio.
"Il 16 febbraio dell’anno scorso - si legge nella nota - Teva ci ha comunicato che lo stabilimento di Bulciago avrebbe cessato la produzione e sarebbe stato smantellato. Punto. Nessuna possibilità alternativa perché, del resto, secondo la multinazionale israeliana, il sito non era più in grado di garantire la redditività necessaria.
E così, a 4.000 km di distanza si è presa la decisione non solo di cancellare cinquant’anni di storia di quella che, dalle nostre parti, è conosciuta semplicemente come “la chimica” di Bulciago, passata negli anni attraverso diverse proprietà e rilevata infine dal leader mondiale della produzione di generici, ma anche e soprattutto di togliere lavoro e prospettive a 109 famiglie.
Di fronte a questa posizione e superato lo sgomento iniziale, la reazione dei lavoratori è stata immediata: sciopero, stato di agitazione, presidio permanente e quella parola d’ordine, #LasciateciLeChiavi, a significare che il nostro obiettivo sarebbe stato la continuità produttiva del sito, la tutela delle persone che ci lavorano e del patrimonio di conoscenze e competenze che possiedono, l’impegno volto a impedire che il nostro territorio potesse perdere un altro pezzo di attività industriale e si impoverisse ulteriormente.
Quella mobilitazione - scrivono oggi con soddisfazione i sindacati - un risultato l’ha raggiunto subito: niente più dismissione del sito e disponibilità alla cessione a un potenziale compratore. E poi i mesi di confronto (e scontro) per trovare gli accordi sulla gestione della crisi, accordi che hanno permesso, pianificando ogni possibile scenario e senza mai dimenticare l’obiettivo principale di arrivare alla cessione del sito, di trovare una soluzione per tutti.
Mesi nei quali la ricerca di un potenziale compratore ha dimostrato che la convinzione e i principi che hanno guidato la nostra azione erano corretti, che il destino del sito di Bulciago non era scritto e che il nostro compito è e deve essere quello di non arrendersi di fronte a ciò che viene presentato come inevitabile ma che in realtà è sempre il frutto di scelte consapevoli prese senza curarsi dell’impatto sulla vita delle persone.
Ora, undici mesi dopo e anche grazie al lavoro del team italiano di Sicor che ha gestito in modo eccellente la due diligence e i vari step di cessione del sito, “la chimica” di Bulciago potrà continuare la propria attività, non più come Sicor/Teva ma con una nuova proprietà. E quei lavoratori che ci hanno creduto fino alla fine, potranno finalmente riprendere il lavoro interrotto là dove lo avevano lasciato e continuare a contribuire alla crescita del nostro territorio.
Oggi, consapevoli che il nostro lavoro non è terminato ma anzi dovrà proseguire con l’impegno di sempre per garantire il futuro del sito e la tutela delle persone, vogliamo infine dedicare un pensiero a chi ha lavorato insieme a noi (le segreterie regionali e nazionali di Filctem e Uiltec, le istituzioni, in particolare il Prefetto di Lecco Dott. Castrese de Rosa) e a tutte le lavoratrici e i lavoratori impegnati nelle tante vertenze aperte nel nostro Paese, dove ci si organizza per opporsi e resistere all’aggressività delle scelte del capitale: dalle più famose come GKN, Caterpillar, Embraco, Whirlpool, Giannetti Ruote e la fabbrica di Marroni di Marradi, a quelle sconosciute e lontane dai riflettori dei media, senza dimenticare ovviamente i nostri ormai “ex” colleghi dell’Actavis di Nerviano, 350 persone che lavorano in un altro sito produttivo che Teva ha deciso di chiudere/cedere neanche due mesi dopo il nostro.
A tutte e tutti voi va la nostra solidarietà, alle vostre lotte va il nostro supporto".