Dall'alba di oggi, 5 febbraio, i lavoratori e le lavoratrici della Berco di Copparo, provincia di ferrara,hanno cominciato a presidiare i cancelli dello stabilimento all’entrata e uscita merci. A scriverlo è la Cgil provinciale in un post sulla propria pagina Facebook. La mobilitazione è stata decisa durante le assemblee convocate da Fiom, Fim e Uilm dopo la comunicazione di Berco di disdetta del contratto aziendale. Le iniziative di sciopero verranno decise e comunicate dalla Rsu giorno per giorno fino al 13 febbraio, data in cui ci sarà un tavolo di discussione al ministero delle Imprese e del Made in Italy a Roma.

I passaggi della vertenza

Il presidio all'entrata merci della Berco di Copparo (Ferrara)

La crisi della Berco viene da lontano e si acuisce verso la fine del 2024 quando, dopo settimane di lotta durissima e grandi scioperi, sindacati e azienda raggiungono un accordo: 400 esuberi, ma incentivati. La società metterà a disposizione dei lavoratori dell’impianto ferrarese, individuati nel numero massimo di 400 (su 1.235 complessivi), un pacchetto di “misure utili a superare le conseguenza sociali dei licenziamenti” così strutturato: incentivazione economica (comprensiva del preavviso) e, su richiesta del dipendente, percorsi di outplacement. È il 25 novembre scorso.

Come si arriva agli scioperi che iniziano oggi? “In funzione dell’accordo del novembre scorso – ci spiega Stefano Bondi, segretario generale della Fiom di Ferrara – inizia la procedura che si conclude con 160 uscite volontarie, un buon numero. A quel punto l’intenzione era quella di provare a discutere con la società per una rinegoziazione dell’integrativo aziendale. Abbiamo fatto una serie di incontri, ma l’azienda, il 3 gennaio, si è fermata. E nell’ultimo incontro, la scorsa settimana, il management ci dice che a Copparo se vogliamo la cassa per accompagnare le uscite dobbiamo cancellare l’integrativo e firmare un documento in cui rinunciamo, di fatto per sempre, a discutere la cassa integrazione”.

“Noi – continua il sindacalista della Fiom – abbiamo chiesto cinque giorni per confrontarci con i lavoratori, loro ce li hanno accordati per la cassa, ma ci hanno detto che avrebbero cancellato l’integrativo a far data dal primo di marzo. Un ricatto che ci ha portato a decidere, fin da questa mattina, di partire con gli scioperi a scacchiera fino 13 febbraio quando, in un tavolo ministeriale, dovremmo trovare una soluzione alla crisi del gruppo che continua a perdere lavoro. Grave che alla vigilia di un tavolo ministeriale abbiano preso decisioni unilaterali. Intanto già da questa prima mattina la protesta sta montando, presidiamo la portineria e l’entrata merci, ci sono dieci camion fermi che non posso accedere”.

Fiom: “Non accettiamo ricatti”

“Le lavoratrici e i lavoratori di Berco – scrivono i sindacati metalmeccanici – non sono disposti ad accettare il ricatto imposto dall'azienda, che chiede al sindacato la sottoscrizione di un accordo che cancelli il contratto integrativo aziendale (CCIA) e la contrattazione riguardo alle condizioni di utilizzo degli ammortizzatori sociali, sia per il presente che per il futuro, in alternativa ai licenziamenti”.

Le lavoratrici e i lavoratori chiedono all’azienda di ritirare la disdetta del Contratto Integrativo Aziendale per poter affrontare le problematiche che stanno colpendo Berco in un vero tavolo negoziale. Inoltre, chiedono di avviare al più presto un percorso per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, al fine di scongiurare i licenziamenti. “La lotta – avvisano i sindacati – continua...”.

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