E’ crisi nera. Molte aziende italiane ricorrono in modo massiccio alla cassa integrazione. O, se sono troppo piccole, chiudono e basta e licenziano. La Cgil ha stimato 300 mila posti a rischio e ha lanciato l’allarme sulla possibile estinzione delle risorse pubbliche per finanziare la cassa integrazione. Il governo, però, non ascolta. E' stata ritirato, infatti, il provvedimento che aumentava risorse per la proroga della cassa integrazione straordinaria e degli altri ammortizzatori sociali in deroga. Il fondo - prevede il ddl Lavoro collegato alla Finanziaria approvato oggi dalla Camera - resta di 450 milioni e non aumenta a 600 milioni. Approvati invece due emendamenti dell'opposizione: anche le grandi imprese, che già per legge hanno la cassa integrazione, potranno usufruire delle risorse per la cassa in deroga (cigs). “Non è un buon segnale”. Così il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, commenta il ritiro dell'emendamento che nel ddl Lavoro aumentava di 150 milioni i fondi per la cigs. Sottolinea il dirigente sindacale: “Quello della cigs è un problema che abbiamo posto con forza e che scoppierà nelle prossime settimane. Il governo ha motivato questa scelta dicendo che vuole fare di più e meglio, il tempo dirà se è effettivamente così”.

Ma il peggio, almeno per l’industria, deve ancora venire. Il segretario nazionale della Fiom Cgil Maurizio Landini, in una conversazione con il Manifesto, spiega: “Siamo davanti a un calo drastico della domanda, soprattutto nei settori auto ed elettrodomestici, che da soli fanno il 40 per cento della categoria; ma ci sono segnali negativi anche dalle acciaierie, come nel caso della Lucchini. Gli unici comparti che per ora restano fuori sono le macchine agricole e utensili. In settembre abbiamo registrato un aumento fino al 30-40 per cento delle richieste di cassa integrazione, quando prima della pausa estiva eravamo al 10. Ma le fasi più pesanti ce le aspettiamo nell’ultima parte dell’anno e nei primi mesi del 2009”. “Se consideriamo l’intero panorama industriale, abbiamo 4 milioni e mezzo di lavoratori in Italia, ma la metà è in imprese sotto i 50 dipendenti. Tutto l’artigianato e la piccola impresa è privo della cassa integrazione ordinaria, come d’altra parte i precari. Questi ultimi rappresentano il 15% del settore: almeno 250-300 mila lavoratori a rischio, i primi a saltare quando si avvia un procedimento di tassa”.

Di questo parleranno il prossimo 31 ottobre le delegate e i delegati metalmeccanici, nell’Assemblea nazionale a Roma. Occasione in cui la Fiom proporrà una mobilitazione generale.

Alcuni casi
Le aziende in crisi sono innumerevoli, e non solo metalmeccaniche. La settimana scorsa il gruppo La Perla (intimo e abbigliamento) ha annunciato una riduzione di organico di 365 unita' nelle due sedi bolognesi, che contano circa un migliaio di dipendenti.

Alla Lucchini di Piombino, già citata, è stato raggiunto un accordo sulla cassa integrazione. Il provvedimento riguarda circa 500 addetti per due settimane, con data retroattiva al 20 ottobre. Ha spiegato il segretario generale della Cgil Livorno Luciano Gabrielli, “l’accordo sulla cig non sospende i contratti precari, anzi mantiene nonostante la cig tutti i contratti interinali, 35 su 2.350 dipendenti, i 170 contratti di apprendistato e quelli a termine”.

Sempre in Toscana c’è la Eaton, colosso statunitense della meccanica fine, che prima aveva deciso di licenziare 365 operai, poi aveva fatto marcia indietro accettando la cig, e oggi ci ha ripensato di nuovo. “Irresponsabili. Solo questo si può dire di chi che nel giro di qualche giorno si è letteralmente rimangiato quanto promesso in sede di tavolo di trattativa al ministero delle attività Produttive”. A dirlo è Alessio Gramolati, segretario generale Cgil Toscana, venuto a conoscenza della decisione della Eaton di Massa Carrara che al tavolo ministeriale “si era detta disponibile a ritirare la mobilità e ad attivare la cassa integrazione e che oggi, invece, ha fatto marcia indietro, confermando la mobilità e la chiusura dello stabilimento di Massa”.

Poi ci sono i lavoratori della Antonio Merloni, azienda del Centroitalia che ha messo in cassa integrazione più di 500 lavoratori su 5.500. Molti di loro sono arrivati a Roma dall'Umbria (il 28 ottobre), dalle Marche e dall'Emilia, per protestare contro i 3.500 posti di lavoro a rischio complessivamente nei quattro stabilimenti industriali del gruppo.

Si tiene domani (mercoledì 29 ottobre) a Genova, alle ore 10 davanti alla sede di Confindustria in via San Vincenzo, un presidio dei lavoratori della ditta Fazan di Taranto, che ha lavorato per lungo tempo in appalto per Fincantieri. I 60 dipendenti dell’azienda, che si occupava prevalentemente di pitturazione, saldatura, verniciatura e opere di manutenzione in genere, non ricevono il pagamento dello stipendio dall’aprile del 2008. Afferma in una nota Bruno Manganaro, della Fiom genovese: “Denunciamo da tempo il sistema degli appalti in Fincantieri che, come già accaduto recentemente in altre aziende, è prodiga nel delegare attività in subappalto senza poi assicurarsi che queste onorino i propri impegni retribuitivi nei confronti dei dipendenti. La protesta è volta a ottenere il pagamento degli stipendi ai dipendenti e a richiedere alla dirigenza un impegno preciso in merito alla regolamentazione definitiva del sistema degli appalti”.

Cgil Trentino: 2009 sarà anno durissimo, ammortizzatori sociali vanno estesi
“Il 2009, anche per l'economia trentina, si annuncia come un anno difficilissimo. Il manifatturiero presenta già oggi segnali inequivocabili. Secondo le nostre stime, i posti di lavoro a tempo indeterminato che rischiano di sparire sono più di 700-800, altri 600-700 sono i temporanei che ad oggi non hanno prospettive di conferma, mentre sta crescendo in maniera imponente il ricorso alla cassa integrazione. Si tratta di mettere in campo, nel più breve tempo possibile, tutte le iniziative utili a difendere le lavoratrici, i lavoratori, il tessuto delle imprese”. A dirlo è una nota della Cgil del Trentino.

In Umbria un imprenditore investe due operai con la macchina
Un delegato Fiom e un lavoratore della Rapanelli di Foligno (Perugia) “sono stati investiti da un dirigente dell’azienda che, con la sua automobile, li ha colpiti mentre tenevano un picchetto insieme ad altri lavoratori”. A riferirlo a rassegna.it è il segretario generale della Fiom Cgil di Perugia, Alessandro Piergentili. Il delegato è Carlo Manni, segretario provinciale Fiom. I due investiti si trovano ora sotto osservazione al pronto soccorso dell'ospedale di Foligno. I lavoratori, riferisce Piergentili, si trovavano davanti ai cancelli della fabbrica al termine di un‘assemblea sindacale tenuta nella mattinata, al termine della quale si era deciso di proclamare lo stato di agitazione permamente vista la situazione di crisi dell’azienda che produce molini per olio d’oliva e occupa circa cento persone. Piergentili parla di “gesto provocatorio”, annunciando che la Fiom “si attiverà per tutte le iniziative di tutela, anche per via giudiziaria se necessario, contro questo grave episodio”. Come prima risposta, il sindacato ha subito indetto per giovedì prossimo (30 ottobre) una manifestazone dei lavoratori della Rapanelli, che partirà dai cancelli della fabbrica per dirigersi verso la piazza principale di Foligno.