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Entro la fine di dicembre dalla Stellantis di Melfi (Potenza) usciranno in 500. Questo il testo dell’intesa firmata martedì 2 maggio da Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, Uglm e Aqcf. Le modalità sono quelle dell'accordo nazionale del 27 febbraio scorso, con il criterio esclusivo della non opposizione e un incentivo variabile in funzione dell'età anagrafica.
Un accordo che la Fiom non ha firmato. “Stellantis sta portando avanti la dismissione del sito produttivo di Melfi”, spiegano i metalmeccanici Cgil: “L’azienda ha motivato la decisione con la riorganizzazione del lavoro nello stabilimento in vista della produzione dei nuovi modelli elettrici, ma riteniamo che la transizione energetica vada governata e non subita, mantenendo i livelli occupazionali”.
L’accordo sugli esuberi
L’accordo siglato da Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcf ha “una durata fino al 31 dicembre 2023 per un numero massimo di 500 lavoratori”. L’intesa è in continuità dell'accordo del 25 giugno 2021 e del contratto di solidarietà del 20 luglio 2022, con le “stesse modalità dell'ultimo accordo nazionale del 27 febbraio 2023, con il criterio esclusivo della non opposizione e un incentivo variabile in funzione dell'età anagrafica”.
L'incontro tra sindacati e Stellantis aveva “come punto cardine, l'entrata nel merito del processo di elettrificazione dello stabilimento di Melfi”. Nel corso del vertice le organizzazioni firmatarie hanno “sollecitato, a tutti i livelli, un incontro in tempi brevi che entri nel merito industriale dei futuri modelli e i relativi volumi produttivi”.
La posizione della Fiom Cgil
“I 500 esuberi a dicembre 2023 si vanno ad aggiungere ai già 1.130 fuoriusciti con incentivo all’esodo dal 2021 a oggi”, commenta la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata Giorgia Calamita: “L’azienda ha anche annunciato una riduzione da 17 a 15 turni per la lastratura e la verniciatura, come già avvenuto da un mese per il montaggio, con una ulteriore riduzione da 21 a 18 turni per la manutenzione. Siamo contrari a tale decisione in quanto non rispetta gli accordi del giugno 2021”.
La dirigente sindacale evidenzia che “questa non è una riorganizzazione dovuta alla transizione elettrica: la produzione dei nuovi quattro veicoli elettrici, infatti, garantiva la tenuta occupazionale”. Ma c’è di più: “Con il trasferimento di 500 lavoratori in Francia e negli stabilimenti di Pomigliano, Termini Imerese e Rivalta, e la riduzione delle turnazioni, di fatto Stellantis sta portando avanti la dismissione del sito produttivo di Melfi”.
L’azienda ha motivato la decisione con la riorganizzazione del lavoro nello stabilimento in vista della produzione dei nuovi modelli elettrici. “Riteniamo che la transizione energetica vada governata e non subita, mantenendo i livelli occupazionali”, prosegue Calamita: “Siamo molto preoccupati, sia perché la riorganizzazione graverà sui lavoratori e sulle lavoratrici in termini di carichi di lavoro e di salario, sia perché viene meno la tenuta occupazionale e produttiva del sito di Melfi, e di conseguenza anche dell’indotto, nonostante gli impegni assunti nell’accordo del giugno 2021”.
La Fiom Cgil, dunque, chiede la riapertura del tavolo automotive in Regione Basilicata, alla presenza di Stellantis. “Occorre fare chiarezza – riprende la segretaria regionale – e porre in atto azioni che possano governare la transizione ecologica del nostro Paese, ma che tutelino il settore, l’occupazione e il salario dei lavoratori. L’istituzione dell’area di crisi complessa non è sufficiente a superare la crisi. È necessario che Stellantis dia risposte sul piano industriale e sullo stato di avanzamento della produzione dei nuovi quattro modelli”.
In termini più generali, la Fiom lucana ritiene “necessario e positivo il deliberato del Parlamento europeo che ha approvato la misura che prevede, dal 2035, il divieto in Europa di vendere i veicoli a motore termico, alimentati a benzina o a diesel, che andranno dunque sostituiti con le alternative a zero emissioni, come l’auto elettrica. Un segnale positivo che va nella direzione della giusta transizione ecologica anche nel comparto auto, fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”.
Ma non bisogna perdere tempo. “Abbiamo di fronte a noi – riprende Calamita – dodici anni per riconvertire la filiera automotive e per arrivare pronti a questa nuova scadenza europea in cui la mobilità elettrica diventerà centrale”. E così conclude: “Il sindacato ha dimostrato la propria coerenza firmando a Melfi l’accordo del giugno 2021, ora tocca a Stellantis confermare quell’accordo e i suoi contenuti, garantendo la tenuta occupazionale, produttiva e salariale”.