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“Mancavano solo gli elicotteri e l’esercito”, così Alessandro Vasquez della Filcams Cgil di Siracusa inizia a raccontare la storia di otto operai di una delle tante ditte esterne del petrolchimico. Ieri in piena emergenza Covid-19 a Priolo si sono ritrovati davanti ai cancelli, mascherina e distanza di sicurezza, ma in presidio perché non vogliono perdere il lavoro. Quattro ore fermi e davanti a loro carabinieri, guardia di finanza e digos. La stessa cosa stanno facendo questo pomeriggio: se ne stanno schierati a un metro di distanza uno dall’altro davanti ai cancelli della Lukoil-Isab perché sono lavoratori in appalto e la giungla è giungla anche durante una pandemia.
Fino a poco più di una settimana fa quegli operai lavoravano anche sedici ore al giorno. Essenziali perché si occupano del campionamento degli idrocarburi a bordo delle navi per raffinare il greggio, un’attività dura che li espone al rischio. Le sostanze con cui entrano a contatto sono cancerogene. I più giovani del gruppo sono figli di ex operai che facevano lo stesso lavoro, morti precocemente. Non sono neo-assunti, la maggior parte ha alle spalle vent’anni di esperienza tutti in quello stabilimento che muove le vite di 9 mila addetti, due terzi dei quali indiretti. Eppure più o meno ogni due anni il loro datore di lavoro è cambiato. Persino il loro contratto: prima quello dei chimici, poi quello metalmeccanico, poi di nuovo chimici, infine sono approdati a quello per gli studi professionali.
La storia degli ultimi dieci giorni è fatta di rabbia e paure. E di una frase che ricorre quando li senti parlare: “Siamo essenziali solo quando fa comodo ai padroni”. Questi otto operai infatti erano “essenziali” fino al 31 marzo. Il 1° aprile è cambiato l’appalto. La nuova ditta, Intertek, che qualche settimana prima aveva proposto di assumerli aveva già fatto marcia indietro. “Hanno chiaramente speculato sull’emergenza Covid-19 – spiega ancora Vasquez –. Ci hanno detto che non erano più disposti alle assunzioni poi, dopo una trattativa telefonica, sembravamo aver raggiunto un accordo che prevedeva assunzioni graduali a tempo determinato con una clausola di trasformazione a tempo indeterminato. Infine l’altro ieri il nuovo dietrofront delle risorse umane. Dicono che non ce la fanno”.
Ma è una scusa secondo operai e sindacato. Le commesse non sono diminuite affatto, prova ne sono stati i lunghi orari di lavoro precedenti al cambio appalto. E il coronavirus non c’entra nulla. Un’altra beffa. Ma in quel lembo della Sicilia industriale alle beffe sono abituati. La Lukoil Isab è di proprietà di quegli stessi russi che l’estate scorsa chiesero a Salvini, all’epoca ministro degli Interni, di fermare le proteste dei lavoratori in appalto. E Salvini si mise al loro servizio. Così il prefetto diede disposizioni con un’ordinanza che vietava lo sciopero.
“Oggi la prefettura ha cambiato i suoi vertici, ma quando si parla di aziende private, come in questo caso – conclude Vasquez –, tende a tirarsi indietro sostenendo che su quelle non ha alcun potere. Eppure proprio nella gestione dell’emergenza Covid-19 sul fronte industriale la prefettura dovrebbe avere un ruolo determinante. Intanto i russi stanno a guardare e rifiutano di darci il capitolato del contratto con Intertek. In fondo questo per loro è solo un appalto tra tanti. Quei lavoratori sono stati essenziali solo fin quando hanno fatto comodo”.