C’è ancora uno spazio in Italia nel quale la democrazia non sembra assediata dal disinteresse e dall’astensionismo. Nel quale la partecipazione al voto non passa di moda, anzi, cresce con costanza. È quello dei luoghi di lavoro dei settori pubblici e della conoscenza. Dove da settimane è partita l’imponente macchina organizzativa che il 5, 6 e 7 aprile porterà milioni di lavoratrici e di lavoratori a votare per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie. Scusate se è poco, in un contesto generale nel quale persino le elezioni amministrative, ormai in molti casi, registrano ai seggi meno del 50 per cento degli aventi diritto.

Qual è la motivazione di questa popolarità in controtendenza? “Sicuramente l’impatto immediato che la scelta nell’urna ha sulla condizione delle persone – ci spiega Francesca Ruocco, segretaria organizzativa della Flc Cgil, la federazione che rappresenta i lavoratori di scuola, università, ricerca e afam –. Dal risultato, dalle persone che di fatto assumono il ruolo di delegata e delegato, dipende la contrattazione nel tuo istituto o nel tuo ente, quella di secondo livello, che ha effetti sull’organizzazione del lavoro, sul salario accessorio, sul grado di tutela che ricevi sul tuo posto di lavoro”.

MATTEO OI

E poi c’è il rapporto di prossimità tra eletto ed elettore, come sottolinea anche Fabrizio Rossetti, segretario organizzativo della Funzione Pubblica Cgil: “a differenza del contesto politico nel quale anche le ultime riforme elettorali hanno contribuito ad allontanare sempre di più rappresentato e rappresentante, nelle elezioni delle rsu c’è un dato di fatto: voto chi conosco, voto la persona, il collega o la collega cui poi so perfettamente di poter fare riferimento, che so dove trovare. Io ti delego ma poi ho la possibilità di misurare giorno per giorno il tuo operato. Una seconda ragione è che il mondo del lavoro ha voglia, chiede, ha bisogno di misurarsi democraticamente, di avere un contesto nel quale la democrazia venga esercitata anche attraverso processi formali di delega”.

Non sono solo parole, sono numeri. Di un certo peso. Se pensiamo che, nel 2018, il 75 per cento degli aventi diritto al voto, circa 2 milioni e mezzo di donne e uomini, distribuiti su un totale di oltre 19 mila posti di lavoro, si è recato alle urne. A vincerle, le ultime elezioni, sono state proprio le categorie della Cgil, la Flc e la Fp, che hanno raccolto in tutto oltre mezzo milione di voti. Una bella risposta di fiducia e partecipazione a chi continua ad attaccare pretestuosamente i sindacati – anche in queste ore che precedono lo sciopero generale del 16 dicembre –.

Una bella sfida per chi uscirà vincitore dalle urne, per le donne e gli uomini che si candidano a rappresentare i colleghi e le colleghe in un momento così difficile ma anche importante della nostra storia. È grazie al loro coraggio e alla loro etica del lavoro se nelle ore più buie della pandemia abbiamo continuato ad avere servizi all’altezza della situazione. È grazie a loro e a milioni di lavoratrici e lavoratori del settore privato se questo Paese non è collassato sotto il peso dell’emergenza sanitaria. Alle rsu la responsabilità di difendere i diritti dei colleghi e delle colleghe, di concorrere all’ottenimento di quei benefici che hanno dimostrato di meritare. Che cosa deve aspettarsi chi uscirà dalle urne con la delega? Che cosa si troverà ad affrontare? Qual è la priorità? “Non tornare alla normalità – risponde Fabrizio Rossetti –. Fare tesoro di ciò che è stata la pandemia per la società e i servizi pubblici, intercettare il grande bisogno di cambiamento e insieme alla Cgil provare a costruire quel processo che non ci riporti alla situazione precedente alla pandemia ma che invece, imparando dalla pandemia, possa ricostruire una società più equa. Esattamente l'obiettivo che affidiamo allo sciopero generale del 16 dicembre”.

“La pandemia non è finita – gli fa eco Francesca Ruocco –. Le nuove rsu dovranno continuare la lotta di chi le ha precedute, al fine di garantire e rafforzare le regole per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, ma dovranno anche presidiare l’utilizzo delle risorse aggiuntive che arriveranno con il rinnovo dei contratti e con il Pnrr. Ci sono risorse importanti sul tavolo, oggi più che mai è fondamentale votare per i candidati e le candidate della Cgil perché la gestione di queste risorse ulteriori permetterà quel salto di qualità atteso dai settori che rappresentiamo. Cito problemi storici per noi della conoscenza, quali l’edilizia scolastica, il numero di alunni per classe, lo smart working che deve salvaguardare la salute e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. E non dimentichiamo che siamo in fase di rinnovo dei contratti nazionali nei settori pubblici e della conoscenza e quindi sulle rsu graverà anche il compito importante di gestire questa fase al fine di ottenere più risorse anche nella contrattazione integrativa”.

State lavorando da tempo a questo impegno. Un lavoro dietro le quinte, essenziale per arrivare al rush finale della vera e propria campagna elettorale. Siete ponti? “Sì, siamo pronti – risponde Fabrizio Rossetti –. Siamo pronti politicamente e organizzativamente e confidiamo che, nonostante la deriva competitiva che, per certi aspetti, hanno preso queste elezioni, conti prima di tutto la verifica di quello che è stato fatto nei tre anni precedenti. Perché dovrebbe essere proprio questo il senso della legge sulla rappresentanza, giudicare e misurare ogni tre anni la qualità e il valore dell’attività sindacale per tutto il periodo di mandato. In questo senso siamo pronti dal primo giorno dopo le elezioni 2018”. “Lavoriamo dietro le quinte – ci spiega Francesca Ruocco – per dare strumenti comunicativi, politici e sindacali ai territori nei quali si misura lo scontro e per dare ai lavoratori e alle lavoratrici gli strumenti conoscitivi utili, dal nuovo regolamento con cui si svolgeranno le elezioni rsu alla modulistica, informarli e informarle affinché conoscano tutta la procedura formale e organizzativa”.

MATTEO OI

Ci siamo allora. La Fp Cgil ha già suonato la carica con l’evento del 2 dicembre scorso durante il quale ha radunato al Teatro Italia a Roma oltre 700 delegate e delegati che hanno ascoltato il messaggio del segretario generale della Cgil Maurizio Landini – anche lui ha iniziato come rappresentante sindacale sul luogo di lavoro – e di fatto dato il via alla campagna elettorale.

(La voce forte dei lavoratori pubblici nei racconti di un gruppo di Rsu della Fp Cgil)

Il 9 dicembre i sindacati e l’Aran, l'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, hanno firmato il protocollo che fissa il calendario ufficiale dell’iter elettorale. Quali date segnare in rosso sul calendario, oltre, ovviamente, al 5, 6 e 7 aprile, giorni in cui ci saranno le votazioni? “La scadenza più importante è il 31 gennaio, l’annuncio dell’elezione, lo spartiacque tra la costruzione del processo e l’ingresso nel processo elettorale vero e proprio – rispondono concordi i due dirigenti sindacali di Flc ed Fp Cgil –. L’inizio della raccolta firme per la presentazione delle liste che ti permette di parlare con i lavoratori e le lavoratrici e dare il via, di fatto, alla campagna. Infine, il 25 febbraio, termine ultimo per presentare le liste elettorali, un momento molto importante sotto il profilo delle procedure: o ci sei o non ci sei. E la Cgil ci sarà”.

Leggi anche