Il delegato di bacino fu istituito con l’accordo interconfederale del 21 luglio 1988. “Dopo oltre trentacinque anni – ci spiega Nicola Marongiu, coordinatore Contrattazione e Politiche del Lavoro della Cgil nazionale –  occorrerebbe ragionare sulla funzione della rappresentanza sindacale nell’artigianato in considerazione non solo dei mutati contesti socioeconomici e lavorativi ma anche per le nuove funzioni che derivano dall’implementazione degli strumenti interni al sistema. Del resto, nello stesso accordo interconfederale sussistevano degli elementi di valutazione articolata sulla modalità di esercizio della funzione di rappresentanza sindacale”.

“Il punto sul quale concentrare la riflessione e che va analizzato nelle riflessioni dell’organizzazione è come consolidare il rapporto tra l’attività del delegato di bacino e le realtà lavorative del settore artigiano. Nel 1988 la Cgil, nella dichiarazione a verbale per la parte di accordo sulla rappresentanza sindacale, dava evidenza alla necessità di un compiuto percorso democratico per la designazione da parte  dell’organizzazione dei delegati di bacino. Attraverso il voto delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende artigiane del bacino elettorale interessato. Tale elemento vive non solamente in relazione alle regole democratiche fondamentali della Cgil, ma anche in funzione della relazione che deve stabilirsi tra chi esercita la rappresentanza e le lavoratrici e i lavoratori”.

“Il delegato di bacino – continua Marongiu – rappresenta infatti le lavoratrici e i lavoratori di una determinata area geografica e, secondo quanto previsto dall’accordo, ha competenza su tutti gli aspetti inerenti le tematiche sindacali. Nel luogo di lavoro la funzione di rappresentanza è oggettivamente favorita dalla condivisione del tempo di lavoro, degli spazi di lavoro, dei luoghi adibiti ad uso comune (mensa, spogliatoi), dalla stessa attività lavorativa e quindi dalla conoscenza dei problemi. La funzione di rappresentanza sindacale, oltre il luogo di lavoro, necessita per poter essere agita e soprattutto per essere attivata dalle lavoratrici e dai lavoratori di relazioni che devono strutturarsi a partire dal meccanismo democratico, l’elezione. Elezione che chiaramente deve essere preceduta da momenti di scambio e d’informazione per strutturarsi correntemente e continuativamente durante l’esercizio del mandato di rappresentanza”.

“Al determinarsi di queste condizioni si potranno attivare gli elementi di relazione che sono necessari per la gestione delle dinamiche sindacali anche nel rapporto con le aziende. Nell’accordo interconfederale del 21 luglio 1988 sussistevano punti di vista differenti tra le organizzazioni sindacali che portarono a dichiarazioni a verbale distinte. È evidente che nell’ottica di dare attuazione all’accordo interconfederale sulla rappresentanza occorrerebbe un profilo di convergenza, considerato che uno dei cardini del sistema di misurazione della rappresentatività è il dato elettorale. Seppure, nello specifico contesto, attraverso meccanismi che vanno oltre la dimensione aziendale e guardano al complesso delle aziende presenti in un determinato territorio”. 

Occorre quindi investire in un elemento di promozione della funzione del delegato di bacino a partire dalla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende dei settori dell’artigianato. Con alcuni obiettivi, anche di mandato, d’intesa con le categorie, considerata la dimensione intercategoriale del delegato di bacino. Vediamoli qui di seguito: la convocazione delle assemblee in orario di lavoro, anche in una dimensione settoriale/territoriale omogenea; la promozione degli istituti della bilateralità e delle prestazioni rivolte alle lavoratrici e ai lavoratori; la consultazione e il voto sulle piattaforme e sugli accordi contrattuali, nazionali e regionali; il raccordo con la funzione della rappresentanza dei lavoratori sulla sicurezza (Rlst); il raccordo con le lavoratrici e i lavoratori interessati da accordi riguardanti gli istituti del sostegno al reddito e della formazione continua. Quindi – conclude Marongiu – il pieno esercizio della funzione della rappresentanza sindacale in un contesto che necessariamente deve prevedere un programma d’azione su una dimensione non aziendale ma territoriale”.