Giovedì 20 giugno alle ore 10.00 si terrà a Roma la conferenza finale del progetto europeo TeamHubpresso la Sala Santi della sede nazionale della Cgil. TeamHub è un progetto sostenuto dalla direzione generale per l'Occupazione, gli affari sociali e l'inclusione della Commissione europea, che ha utilizzato strumenti di ricerca documentale ed empirica e attività di mutuo apprendimento, coinvolgendo un consorzio transeuropeo di università, istituti di ricerca e sindacati, al fine di analizzare i trend e le sfide della filiera dell’e-commerce e della logistica in nove Paesi europei (Belgio, Estonia, Francia, Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Polonia e Spagna).

Appati e subappalti

Il Rapporto finale di TeamHub sistematizza i risultati ottenuti nell’arco del progetto sotto una triplice prospettiva economica, sociale e ambientale. Particolare attenzione è stata riservata ai modelli di business delle grandi imprese di e-commerce e logistica, che organizzano servizi e attività secondo un modello di "verticalizzazione" della supply chain. La stragrande maggioranza delle aziende si affida infatti a catene di appalto e subappalto, soprattutto per la consegna dell'ultimo miglio, il che implica l'esternalizzazione del servizio di consegna a società in condizioni di dipendenza economica. Anche la capacità di digitalizzazione e automazione delle aziende gioca un ruolo fondamentale nel settore del commercio elettronico.

Lo studio ha dimostrato che e-commerce e logistica sono indissolubilmente legati: l'efficienza della filiera diventa cruciale per garantire la redditività del settore, e la logistica acquisisce un valore aggiunto, diventandone un asset fondamentale, dato il suo ruolo strategico per la rapida soddisfazione dei bisogni e delle aspettative dei consumatori.

Viene inoltre confermato che le condizioni di lavoro tendono a essere scadenti nel settore dell'e-commerce e della logistica in tutta Europa. Per quanto riguarda le attività di spedizione, in particolare nella consegna dell'ultimo miglio, si rileva una precarietà strutturale legata alla diffusione dei processi di esternalizzazione e subappalto, nonché l'aumento di alcuni rischi come il falso lavoro autonomo, l'eccessiva pressione lavorativa, l'intensificazione dei ritmi e dei carichi di lavoro, la mancanza di diritti sindacali e di copertura della contrattazione collettiva.

Un esercito di precari

Per quanto riguarda le attività di magazzino, la precarietà è legata all'alto tasso di contratti a tempo determinato, a chiamata e intermittenti, o al lavoro interinale, a causa dei picchi stagionali, mentre le mediocri condizioni lavorative sono dovute principalmente alla scarsa prevedibilità dell'orario di lavoro, alla frequenza degli straordinari, al lavoro notturno e agli sforzi fisici legate al trasporto di carichi pesanti e alle movimentazioni ripetitive.

Lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione dei processi produttivi, poi, comportano una serie di rischi quali, ad esempio: decisioni e istruzioni basate sulla gestione algoritmica, che hanno un impatto sui salari, sui ritmi e i carichi di lavoro e sulla salute e la sicurezza; automazione dei magazzini e presenza di robot nei centri di distribuzione, che potrebbero avere un impatto sui livelli occupazionali nel prossimo futuro; tecnologia di sorveglianza e controllo digitale, che hanno ripercussioni sulla protezione dei dati dei lavoratori.

Sul fronte dell’azione sindacale, il panorama è molto diversificato nei Paesi studiati, ma in generale si registra un ambiente ostile alla contrattazione collettiva, con l’uso di pratiche di ostruzionismo e il mancato riconoscimento del sindacato come controparte negoziale. In questo contesto, l’esperienza della Filt Cgil in Italia è emersa come buona pratica nel panorama europeo, sia per la capacità di sindacalizzazione, mobilitazione e sciopero lungo tutta la supply chain, dai magazzini ai drivers, sia per la sua abilità negoziale che ha permesso di firmare il primo contratto collettivo con Amazon in Europa. 

L’impatto ambientale

TeamHub ha infine permesso di appurare che l'ascesa dell'e-commerce, soprattutto durante la pandemia da Covid-19, ha cambiato il modello di consumo con ripercussioni sulla geografia del territorio e sulla gestione dello spazio pubblico. La moltiplicazione degli hub logistici, infatti, porta con sé un consumo incontrollato di suolo, in mancanza di piani logistici che garantiscano che gli attori dell'e-commerce contribuiscano alla crescita delle comunità locali, regolando anche l’impatto ambientale. L'aumento incontrollato dei flussi di consegne dell'ultimo miglio, invece, ha comportato un forte aumento del traffico urbano, dei rischi per la sicurezza stradale e delle emissioni inquinanti.

Alle conclusioni della ricerca i partners hanno integrato delle raccomandazioni politiche rivolte ai decisori politici e ai sindacati nazionali e europei. Le raccomandazioni sono state formulate per incoraggiare modelli di business e relazioni industriali sostenibili nella filiera dell’e-commerce, al fine di governare i fenomeni studiati e di garantire la sostenibilità sociale e ambientale del settore.

La conferenza finale del 20 giugno sarà l’occasione per presentare pubblicamente i risultati e le raccomandazioni alla presenza di Salvatore Marra, coordinatore dell’area Politiche europee e internazionale della Cgil nazionale, e di Elizabeth Molinari, policy officer for logistics and e-commerce della European transport workers’ federation. I lavori saranno conclusi dal segretario nazionale della Filt Michele De Rose.

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