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Draghi, siamo lavoratori, non siamo volontari. Questo il messaggio che decine e decine di collaboratori dello sport stanno mandando al governo e al presidente del Consiglio per chiedere di non lasciar scadere la delega per l’approvazione della riforma del settore nella campagna social messa in campo in questi giorni dai sindacati Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp. Obiettivo: spingere il Consiglio dei ministri a mettere all’ordine del giorno questo provvedimento entro il 28 febbraio. Un appello accorato proveniente da chi lavora in questo settore senza un vero riconoscimento della sua attività.
Ci sono Duccio, personal trainer, Paolo e Mirko, istruttori di nuoto, Marta, assistente bagnanti in piscina, Marianna, istruttrice di zumba, acquagym e posturale, Giuseppe, atleta di basket, Rossella, insegnante di danza. Tutti hanno contratti che non sono dei veri contratti, da collaboratori dilettantistici sportivi o lettere di incarico, rapporti che non li inquadrano come lavoratori. Chiedono di non far sfumare la riforma, di non disperdere il percorso avviato per fare emergere e regolamentare il lavoro nel settore, per estendere finalmente diritti e tutele a tutti coloro che lavorano nel mondo dello sport e che vivono di questo.
“Se il Consiglio dei ministri non dovesse varare il decreto, i miei diritti non saranno riconosciuti, saranno calpestati - sostengono i lavoratori nei video-appelli rivolti al governo -. Non interrompete proprio ora l’iter legislativo di una riforma che attendevamo da anni”.