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“Chiediamo che il disegno di legge sicurezza venga ritirato”. È la richiesta che arriva con forza dalla Cgil nazionale. Il sindacato ritiene il testo repressivo e in contrasto con i principi dettati dalla nostra Costituzione.
“Esprimiamo netta e convinta contrarietà rispetto – esordisce - ai principi generali e all’impianto complessivo del ddl: quanto prevede infatti appare in gran parte in contraddizione con fondamentali principi costituzionali e con la normativa europea. Oltre a mettere in discussione il legittimo diritto a dissentire, avrà gravi ricadute sulla possibilità di organizzare mobilitazioni collettive a difesa di interessi generali, come la difesa dell’occupazione e la risoluzione di gravi crisi aziendali”. Lo ha dichiarato la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione, nel corso dell’audizione in Senato presso la Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia.
A rischio il diritto di sciopero
La dirigente sindacale ha dichiarato: “La criminalizzazione delle proteste pacifiche colpisce direttamente il diritto di sciopero e di manifestazione, compromettendo l’esercizio dei diritti sindacali, specialmente in contesti di crisi economica e sociale, dove il diritto al dissenso è uno strumento fondamentale per la difesa delle lavoratrici e dei lavoratori più vulnerabili. Le proteste sindacali rischiano di essere criminalizzate come ‘interruzione di pubblico servizio’ o ‘blocco stradale’, reati penali per le quali è previsto il carcere”.
Madri recluse, inaccettabile
L’introduzione di nuovi reati e l’inasprimento delle pene, inoltre, “non faranno altro che aggravare una situazione già insostenibile, senza risolvere i problemi di sicurezza e reinserimento sociale. Anche le madri con bambini piccoli – ha sottolineato – potrebbero essere costrette alla reclusione, con la conseguenza che i loro figli potrebbero crescere all’interno del carcere. Per la Cgil è inaccettabile, l’alternativa già prevista dalla legge, cioè la creazione di case-famiglia per le madri detenute con figli piccoli, deve essere realizzata al più presto”.
Approccio punitivo contro i migranti
Per quanto riguarda le misure repressive introdotte nei confronti dei migranti, in particolare l'equiparazione dei centri di rimpatrio (Cpr) alle carceri e l'applicazione delle stesse sanzioni previste per le rivolte carcerarie, anche nei casi di resistenza passiva, per la Cgil “rappresentano un approccio eccessivamente punitivo e vessatorio”. “Discriminatoria è poi la misura relativa all’acquisto di una SIM telefonica, per cui i cittadini migranti devono presentare il permesso di soggiorno oltre ai documenti standard richiesti a tutti gli altri”.
Bisogna investire nel welfare
Per Ghiglione “la sicurezza non si ottiene inasprendo le pene e limitando la libertà di manifestare e dissentire delle persone, ma attraverso politiche sociali e di inclusione, che mirino a ridurre le cause strutturali del disagio sociale, come la povertà, la disoccupazione e l'emarginazione. Presupposti sui quali il governo non investe. Proponiamo – ha quindi aggiunto – di aumentare gli investimenti nel welfare, potenziando il sistema di assistenza sociale e garantendo l'accesso ai servizi pubblici, che sono i veri strumenti per ridurre il disagio e migliorare la coesione sociale”.
Dal governo solo proclami
“Per migliorare la sicurezza pubblica è inoltre prioritario intervenire sulle condizioni di lavoro del personale delle forze dell’ordine, invece - ha sottolineato - le assunzioni programmate dal governo non copriranno nemmeno il turn-over generazionale, e le risorse messe in campo per il rinnovo del contratto collettivo non permettono l’adeguato recupero del potere d’acquisto perso dalle lavoratrici e dai lavoratori in divisa. Anche in questo caso - ha concluso - da parte del governo solo proclami”.