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“Io sono per l'ascolto e il dialogo sociale, le soluzioni vanno trovate nel confronto per migliorare le condizioni dei lavoratori, dei cittadini, delle imprese e dei lavoratori autonomi". Se le parole sono importanti, specie quelle pronunciate pochi minuti dopo il giuramento al cospetto del presidente della Repubblica Mattarella, la nuova titolare del dicastero del Lavoro, Marina Calderone, ha intenzione di compiere una piccola rivoluzione almeno nel metodo. Dopo i 20 mesi draghiani dove i sindacati venivano convocati mezz’ora prima dal premier per informarli delle decisioni che avrebbe già preso il governo, ora lo strumento di confronto sembra tornare in voga come rito democratico della buona convivenza tra le parti.
Le richieste dei sindacati
Dialogo, confronto, collaborazione è quello che da sempre chiedono i sindacati e lo hanno ribadito anche sabato scorso durante l’iniziativa a Roma contro le morti sul lavoro. "Giudicheremo il governo per quello che farà. Ci attendiamo di essere coinvolti e che prima di prendere le decisioni discuta con i sindacati e con il mondo del lavoro. Ci aspettiamo che dia risposte concrete ai problemi che ci sono, a partire dall'emergenza bollette, dai redditi e dalle pensioni, dalla troppa precarietà", sottolinea Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.
Gli fa eco il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra: "Dimostri subito, il nuovo esecutivo, la capacità di non abbandonare, ma anzi di rafforzare, la via del dialogo, del confronto, del coinvolgimento pieno e fattivo delle Parti sociali". E aggiunge il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri: "Siamo pronti a confrontarci col governo appena ci chiamerà. Verificheremo i fatti. Oggi c’è troppo lavoro precario, sottopagato e poco sicuro: 1.200 morti l'anno. Questi sono i temi che porteremo alla nuova ministra del Lavoro, aspetteremo le sue idee e ci confronteremo”.
Salario minimo, rdc e pensioni: tre nodi intricati
Confronto, dunque. Non facile con un governo che ha idee piuttosto distanti dalle richieste sindacali. La neo ministra, dal canto suo, ha il merito in questi anni di far uscire dall'ombra i Consulenti del lavoro, anche grazie al Festival del lavoro, il raduno annuale dell'Ordine: all'ultima edizione a Bologna sono intervenuti tanti leader politici (ma non il ministro Orlando), tra cui anche Giorgia Meloni, con un videomessaggio in cui affermava che il salario minimo è "uno specchietto per le allodole" e il reddito di cittadinanza non ha funzionato. Secondo Calderone, il reddito di cittadinanza andrebbe profondamente revisionato, perché "sono mancati semplicità attuativa e supporto sistemico e le politiche attive si sono rivelate fallimentari".
In merito al sistema previdenziale, ha affermato che "occorre sensibilizzare le nuove generazioni ad una gestione adeguata del Tfr e alla previdenza complementare, ma anche garantire una vera conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne”. In queste ore si lancia l’ipotesi della cosiddetta Quota Flessibile, una condizione che dovrebbe consentire l'uscita dei lavoratori di età compresa tra i 61 ed i 66 anni con almeno 35 anni di contributi. Di questa soluzione, secondo lo stesso studio, potrebbe fruire una platea di 470 mila lavoratori a cui verrebbe evitato lo “scalone” della legge Fornero.