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Interventi insufficienti e parziali, in alcuni casi anche ritardatari, in altri sicuramente inefficaci. Si potrebbe riassumere così il contenuto del decreto legge agricoltura (15 maggio 2024, n. 63), approvato dal Parlamento dopo che il governo ha posto la fiducia, e pubblicato l’altro giorno in Gazzetta ufficiale. Un provvedimento che è stato modificato in corsa in fase di conversione dopo la tragedia di Latina, la morte disumana di Satnam Singh, con l’inserimento di norme che riguardano il lavoro, la salute e sicurezza, la lotta allo sfruttamento e al caporalato.
“Rimane una legge insufficiente, perché include elementi che non sono neppure una novità e trovate che sono molto di facciata e poco di sostanza - afferma Davide Fiatti, della Flai Cgil nazionale -. Inoltre, dei milioni di euro messi in dotazione, 500 per le misure specifiche, solo una piccolissima parte è destinata ai lavoratori e nulla alla lotta al caporalato. Praticamente tutte le risorse sono a favore delle aziende. Le leggi che normano senza prevedere risorse, neppure per il personale tecnico che dovrà dare seguito a determinati interventi, sono quasi sempre inefficaci”.
La cassa integrazione
Partiamo dal sostegno al reddito per l’emergenza climatica: l’art. 2 bis, interventi in materia di ammortizzatori sociali, introduce una specifica cassa integrazione per fronteggiare eccezionali situazioni climatiche, comprese quelle relative a straordinarie ondate di calore, che può essere richiesta fino al 31 dicembre.
In agricoltura il trattamento di cassa integrazione (Cisoa), previsto nei casi di intemperie stagionali, è riconosciuto agli operai a tempo indeterminato anche in caso di riduzione dell'attività lavorativa, con il limite di spesa di 2 milioni di euro per il 2024.
100 mila su 1 milione
“Ne potrà beneficiare una quota minima di lavoratori, perché i dipendenti a tempo indeterminato rappresentano il 10 per cento del personale, 100 mila su un milione – prosegue Fiatti -. Inoltre, il limite di spesa da luglio a fine anno fissa un tetto molto basso. Non si sa quindi se coprirà tutto il bisogno perché questa cassa integrazione è legata a eventi non programmabili e non ponderabili, ondate di calore, alluvioni, freddo estremo”.
Un sostegno per tutti
La norma prevede che nell’edilizia le aziende possono richiedere la cassa integrazione con la causale prevista per “eventi oggettivamente non evitabili”: anche qui c’è un limite di spesa, 11 milioni di euro per quest’anno.
“Occorre definire misure strutturali per affrontare un fenomeno che ormai non ha più carattere straordinario – afferma Nicola Marongiu, Cgil nazionale -. E garantire tutele adeguate a tutti i lavoratori sottoposti a stress termico e di conseguenza a maggiore rischio infortunistico, a prescindere dalla tipologia contrattuale o dal settore. Questa norma esclude in modo irragionevole e discriminatorio intere categorie di dipendenti a forte rischio come per esempio gli stagionali dell’agricoltura e gli operai addetti a trasporto e produzione occupati all'aperto, a favore dei quali abbiamo più volte richiesto idonee tutele ancora non riconosciute”.
Contro il caporalato
Poi ci sono le misure che introducono novità nella lotta al caporalato. L’articolo 2-ter estende l’accesso a tutte le informazioni e le banche dati, anche per rafforzare i controlli, includendo i carabinieri che operano nell’Ispettorato nazionale del lavoro. Per questo Inps e Inail sono autorizzati ad assumere a tempo indeterminato ispettori di vigilanza, con determinati limiti.
“Questo non corrisponde allo straordinario piano di assunzioni che rivendichiamo da tempo per aggredire efficacemente i fenomeni dello sfruttamento, del caporalato, del lavoro sommerso e degli incidenti – sottolinea Marongiu -. Tra l’altro questa disposizione sembra semplicemente quantificare le assunzioni già previste in un precedente decreto legislativo”.
Non solo agricoltura
Si prevede inoltre l'istituzione di un sistema informativo per la lotta al caporalato in agricoltura, che era già contemplato da un disegno di legge.
“Sicuramente uno strumento utile e di supporto – prosegue Marongiu -. Peccato che lo stesso Comitato nazionale per la prevenzione e il contrasto del lavoro sommerso sia stato solo formalmente costituito presso il ministero, ma non abbia ancora avviato alcuna attività: la positività e l’importanza di questo strumento sono legate alla sua concreta operatività. Insieme al settore agricolo, riteniamo essenziale avviare azioni anche negli altri settori esposti al fenomeno, come logistica e distribuzione. E intervenire sul complesso di norme che regolano le politiche dell’immigrazione: i fenomeni di grave sfruttamento lavorativo sono in relazione anche allo status giuridico della persona migrante”.
Banche dati
Infine, un altro articolo prevede l’istituzione presso l’Inps di una banca dati degli appalti in agricoltura, a cui si dovranno iscrivere le imprese non agricole che fanno attività di raccolta di prodotti o di pulitura e imballaggio e le aziende che effettuano lavori e servizi di manutenzione agraria e forestale. Per molti elementi di dettaglio, però, come l’individuazione dei criteri di qualificazione delle società, si rinvia a un ulteriore decreto senza indicare le tempistiche e si richiama a requisiti generici.
Propaganda di governo
“Si tratta dell’ennesimo inserimento, inorganico e destrutturato, di interventi che rispondono al clamore mediatico suscitato da fatti di cronaca, come l’incidente Esselunga e la tragedia di Latina, di gravità e crudezza inaudite – conclude Marongiu -. Questo ci sembra strumentale e opportunista. È evidente che lo scopo del governo è solo propagandistico. Quello che bisognerebbe fare, invece, è reagire con un intervento complessivo, rafforzato e strutturato di contrasto ai fenomeni di sfruttamento, caporalato e illegalità. Senza contare che le azioni sono state definite senza un preventivo confronto con le organizzazioni sindacali e datoriali, che sappiamo essere un elemento centrale nell'attivazione delle iniziative di contrasto al sommerso e per la salute e sicurezza sul lavoro”.