PHOTO
Un piano articolato in cinque punti per affrontare la crisi del settore moda è stato presentato da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil al Tavolo della Moda presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit). I sindacati propongono una politica industriale che valorizzi il settore, una riforma degli ammortizzatori sociali, maggiore attenzione alla sicurezza, il coinvolgimento costante del ministero e un tavolo permanente per monitorare la situazione e adottare eventuali azioni correttive.
Tra le priorità, sottolineano i rappresentanti dei lavoratori, vi è la trasparenza lungo tutta la filiera, con un focus su legalità, responsabilità solidale e applicazione contrattuale. Pratiche come il dumping economico e normativo o l’abuso del subappalto devono essere superate. I sindacati evidenziano l’urgenza di regolamentare le responsabilità dei committenti per il mancato pagamento delle contribuzioni, come previsto dall’art. 29 del decreto legislativo 276/2003. Inoltre, è fondamentale affrontare la fragilità delle aziende terziste, promuovendo strumenti per la loro aggregazione, come consorzi o accordi di rete, per garantire il rispetto delle normative europee in ambiti quali la tracciabilità, la transizione energetica e l’economia circolare.
Un altro punto cruciale riguarda le politiche energetiche e gli incentivi alle imprese. Questi ultimi, spiegano i sindacati, dovrebbero essere accessibili e mirati a sostenere processi di innovazione e la stabilità occupazionale. Contestano inoltre la decisione del Mimit di decentralizzare la gestione delle vertenze sindacali per le imprese con meno di 250 dipendenti, delegando alle Regioni un ruolo che dovrebbe restare nazionale, data la complessità delle controversie industriali, spesso transnazionali.
I sindacati concludono ribadendo che il settore manifatturiero, il secondo in Europa per importanza, vive difficoltà crescenti. Il ricorso agli ammortizzatori sociali è massiccio, ma insufficienti interventi una tantum, come il recente decreto legge 160/24, non bastano. Serve una strategia industriale di lungo periodo, capace di coniugare crescita e tutela occupazionale.