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In Italia un milione di persone ogni anno lavora almeno un giorno in somministrazione, 500 mila sono impegnate quotidianamente. È destinato a questo esercito di precari il rinnovo del contratto, firmato da Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp e dalle associazioni datoriali Assolavoro e Assosomm dopo due anni e mezzo di trattativa e ora approvato dalle quasi 600 assemblee dei lavoratori con il 98,7 per cento dei voti.
Un rinnovo che offre risposte alle rivendicazioni sindacali, adegua le norme ai bisogni delle persone che operano nel settore, introduce più strumenti per la continuità occupazionale, aumenta indennità e prestazioni, contrasta la precarietà, crea un nuovo ruolo delle relazioni sindacali.
Il ruolo del sindacato
“Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti nella trattativa e del forte mandato ricevuto dai lavoratori nel percorso di assemblee sempre più partecipate – affermano i segretari generali di Nidil Andrea Borghesi, Felsa Daniel Zanda, e Uiltemp Lucia Grossi -. Rafforzare la contrattazione anche nel lavoro flessibile è necessario e possibile: il rinnovo della somministrazione conferma l’importanza dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni più rappresentative e del ruolo centrale del sindacato per dare risposte concrete a chi lavora. L’azione collettiva è fondamentale anche per affrontare fenomeni complessi come inflazione, recessione e crisi industriali che hanno pesanti ripercussioni sociali, in particolare sui lavoratori più deboli e sul mercato del lavoro”.
Dal 2003 a oggi
Introdotta nel 2003 con la legge Biagi, la somministrazione, ex interinale, è una particolare tipologia di impiego: con il contratto a tempo indeterminato o determinato, un soggetto autorizzato, l’agenzia per il lavoro, Apl, ex agenzia interinale, mette a disposizione di un utilizzatore e cioè l’azienda, uno o più suoi lavoratori dipendenti. Con questo rinnovo, che di fatto è entrato in vigore il primo marzo, sono tante le novità e i passi avanti che sono stati compiuti.
Parità dove sei?
A partire dalla valorizzazione delle relazioni sindacali non fini a se stesse ma funzionali al fatto di avere un ruolo e un potere contrattuale a livello territoriale e aziendale. “Questo aspetto è fondamentale affinché vengano rispettati i principi contrattuali – spiega Davide Franceschin, segretario nazionale del Nidil Cgil -. È stata prevista una precisa procedura per la quale il sindacato territoriale può chiedere all’agenzia per il lavoro un incontro per affrontare determinati problemi e quest’ultima ha 20 giorni di tempo per dare un riscontro. L’obiettivo? Fare in modo per esempio che la parità di trattamento tra lavoratori sia un principio realmente applicato e non rimanga solo sulla carta. Decentrare il controllo dovrebbe portare a un miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Finora era una giungla: non c’era obbligo di risposta, non c’erano referenti locali, non sapevi a chi chiedere un incontro”.
Un’altra novità, la possibilità di aprire una contrattazione con le agenzie per la redistribuzione della ricchezza con accordi di secondo livello. Negli ultimi tempi le agenzie per il lavoro hanno fatto affari. E questa sarà un’opportunità per far partecipare anche i lavoratori a questa ricchezza.
Gli aumenti
Poi c’è l’incremento del 20 per cento di tutte le prestazioni della bilateralità e l’introduzione di nuove, in particolare nell’ambito della tutela sanitaria, tali da avvicinarle a un vero e proprio fondo sanitario contrattuale. Avanzamenti e miglioramenti per l’istituto del monte orario garantito, gli assistenti familiari, i turnisti a ciclo continuo.
Aumenti anche per l’indennità di disponibilità, sia per quella ordinaria che si applica nei periodi di non lavoro tra una missione e l’altra, che per quella attivata in caso di procedura di ricollocazione, pari a circa il 15 per cento: la prima passa da 800 a mille euro, la seconda sale da mille a 1.150 euro.
Diritti & tutele
“Più tutele per la maternità – prosegue Franceschin -. La lavoratrice in gravidanza a tempo indeterminato a cui non viene rinnovata la missione ha diritto a mantenere lo stipendio fino a un anno del bambino. Quelle a termine, se non si vedono rinnovato il contratto, acquisiscono un diritto di precedenza che garantisce maggiore continuità lavorativa e anche prestazioni di sostegno al reddito. Le maggiori tutele non escludono comunque l’azione in giudizio in presenza di discriminazioni, contro l’azienda che ha lasciato a casa la lavoratrice. È bene precisarlo: l’esperienza ci insegna che lo stato di gravidanza quasi sempre interrompe il rapporto di somministrazione, è un fenomeno molto diffuso”.
Procedura collettiva
Il nuovo contratto certifica poi la rappresentanza di settore, anche datoriale, e le regole per l’elezione delle Rsu dando certezza e unicità di rappresentanza univoca nei luoghi di lavoro. “E qualora un’azienda interrompa la missione a più di 20 persone in somministrazione – conclude il dirigente sindacale -, è stata prevista una procedura collettiva che ha l’obiettivo di prevenire proprio queste interruzioni. In questi casi abbiamo riscontrato che le aziende ristrutturano licenziando i lavoratori somministrati”.