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Con grave ritardo, si è avviata all'Aran la trattativa per il rinnovo del contratto del comparto istruzione e ricerca per il triennio 2019-2021. Il settore dopo il 2007 ha avuto un solo rinnovo, quello del 2018. Il ritardo è da attribuire alla mancanza di volontà politica di investire maggiori risorse in settori fondamentali per il futuro del Paese: scuola, università, ricerca, accademie e conservatori. "Non va dimenticato che usciamo da due anni di pandemia durante i quali lavoratrici e lavoratori di questi settori hanno manifestato senso di responsabilità e spirito di servizio e nonostante questo, continuano a vedersi negati dignità del lavoro e qualità del salario, a differenza di quanto avviene negli altri grandi Paesi europei". Lo afferma la Flc Cgil, in una nota.
"Come se non bastasse - spiega il sindacato - il governo ha deciso di intervenire per legge sulla scuola con il DL 36/22 interferendo gravemente sulle prerogative contrattuali, sulle retribuzioni e sull’orario di lavoro dei docenti. Da qui hanno origine le ragioni dello sciopero della scuola del 30 maggio proclamato dalla Flc assieme ai sindacati scuola e le ulteriori iniziative di mobilitazione degli altri settori del comparto".
Inizia un percorso contrattuale senza che ci siano certezze sull'aumento indispensabile delle risorse e degli investimenti. "Anzi - prosegue la sigla -, le poche risorse aggiuntive vengono attribuite in maniera discrezionale. Nel caso degli enti di ricerca pubblica poi si è determinata una situazione per la quale soltanto una parte degli enti avrà risorse finalizzate alla valorizzazione del personale. Si mette così in discussione l’unitarietà del contratto per questo settore. Per la Flc servono stanziamenti aggiuntivi che dimostrino la reale volontà del governo di avvicinare i salari del nostro comparto a quelli del resto della pubblica amministrazione e ai colleghi europei". Senza queste risposte continuerà la mobilitazione in tutti i settori dell’istruzione e della ricerca.