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Sono 5.000 i lavoratori di Cgil e Uil di Modena e Reggio Emilia che ieri (16 dicembre) hanno manifestato insieme nella città del Tricolore contro la legge finanziaria del governo Meloni. Una manovra “ingiusta, che premia chi evade le tasse e sottrae risorse alla sanità e alla scuola”, dice il segretario della Camera territoriale di Reggio Cristian Sesena. Per cui quello proposto è “un modello di società inaccettabile”. Altissima l’adesione nelle aziende allo sciopero generale indetto dalle due sigle confederali, tra il 60 fino a punte del 95% (comunica il sindacato) in alcune realtà della provincia.
Cosa dice la piazza dei lavoratori?
Roberto Riga è delegato sindacale Flai Cgil all’Inalca di Reggio Emilia. L’azienda opera nel campo della macellazione della carne che ha come primo committente la grande distribuzione di Coop. “Sentiamo il bisogno di scendere in piazza di nuovo, guarda quanta gente c’è qui anche se piove. Lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil ha ricevuto critiche da vari esponenti politici e associazioni dei datori di lavoro, quindi... siamo nel giusto. Abbiamo una legge di bilancio che non sana gli squilibri di noi cittadini lavoratori. Non hanno migliorato nulla e proseguono su politiche sbagliate, per esempio in molte aziende della mia categoria la contrattazione di secondo livello non viene presa in considerazione”.
Per Stefania Gibertini, della Flai Cgil Modena, delegata da lungo tempo alla Grandi Salumifici Italiani, la reintroduzione dei voucher grida vendetta: "Esistono i contratti nazionali da applicare, altro che voucher. Non è stata superata la legge Fornero, tanto sbandierata in campagna elettorale, ed è stata peggiorata l’opzione donna. L’inserimento del bonus figli per me è anticostituzionale. E non parliamo dell’abbassamento della tassazione delle rendite finanziarie. Mi sono dimenticata i condoni, ma credo che basti per giustificare il perché siamo in piazza”.
Da sinistra Daniele Dieci (Cgil Modena), Cristian Sesena (Cgil R.Emilia) e Luigi Tollari (Uil Modena e R.Emilia)
Danilo Curatolo, infermiere a Pavullo nel Frignano (Modena) è un Rsu eletto da un anno presso l’Ausl Modena. “Ci troviamo in rotta di collisione con questo governo perché ha definanziato la sanità. Come negli ultimi governi Berlusconi, la ricetta è sempre la stessa: toccano gli ospedali e i suoi lavoratori. Paradossalmente non valorizzano le professioni di cui c’è bisogno: mancano medici e infermieri. Nella mia zona abbiamo infermieri laureati che preferiscono andare a lavorare in Ceramica per una questione economica, ma anche per i tempi di vita, le minori responsabilità e le possibilità di carriera. Serve meritocrazia e una valorizzazione delle professioni sanitarie.”
Riccardo Montanari, delegato Cgil alle Cantine Riunite Civ, mette invece l’attenzione sulla precarietà: “Non c'è niente di nuovo rispetto alla manovra del governo Draghi: aiutano le banche, i grandi capitali e non la sanità e il welfare e il benessere di noi persone comuni. Serve una legge per evitare lavoro precario e cosiddetto 'agile', serve stabilità alle persone. Perché il governo non lavora su questo?” Paolo Tamagnini è un dipendente degli enti locali di Reggio Emilia e pone l’accento sulle disuguaglianze sociali: “Non è una finanziaria di svolta e non mette i lavoratori al centro. Sono anni che non vengono rinnovati i contratti, il nostro potete d'acquisto è calato. Fare una famiglia è diventato una cosa impossibile oggi"
Non sono mancati gli interventi dei segretari provinciali dal palco. Cristian Sesena, una vita in Filcams e ora segretario della Cgil Reggio Emilia, da padrone di casa ha scaldato la piazza dei lavoratori tutto il giorno: “Questo è uno sciopero importate che rappresenta la continuazione di un percorso di mobilitazione destinato a proseguire nei prossimi mesi. Questa finanziaria anticipa un'idea di Paese che non ci piace, in cui le diseguaglianze e i poveri aumenteranno, in cui evasori e ricchi vengono premiati. Prendiamo il caso della sanità pubblica per cui non sono state stanziate risorse aggiuntive".
“Le motivazioni che ci spingono ad alzare la testa con lo sciopero generale – afferma Daniele Dieci, segretario Cgil Modena – sono legate alla mancanza di risposte ai bisogni economici delle famiglie. La gente non si accorgerà di nessun beneficio da questa manovra. Tanto per stare al territorio modenese, si sono persi circa 1.000 euro dal 2016 a oggi come reddito medio, sono circa 2.000 i percettori di reddito di cittadinanza, il 70% degli avviamenti al lavoro è con contratti precari, la differenza retributiva di genere vede le donne guadagnare in media il 25% in meno degli uomini. Questi sono i problemi da affrontare".