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Due ore di sciopero oggi (venerdì 8 marzo) alla Maserati di Modena. La protesta, dalle ore 8 alle 10 del mattino, è stata indetta dalla Rsa Fiom Cgil in seguito alla dichiarazione aziendale della cassa integrazione per gli oltre 200 lavoratori del sito produttivo (in via Ciro Menotti).
L’azienda ha confermato il periodo di sospensione dell’attività lavorativa dal 17 marzo al 6 aprile prossimo, con il ricorso alla cassa integrazione ordinaria per calo di attività produttiva. Inoltre ha comunicato l’intenzione di richiedere un ulteriore periodo di ammortizzatore sociale dall’8 aprile al 3 maggio prossimo.
Dopo gli ammortizzatori utilizzati in dicembre 2023, gennaio e in modo continuativo per tutto il mese di febbraio 2024, gli ulteriori periodi confermati e richiesti porteranno per i lavoratori di Maserati la sospensione dal lavoro dal 17 marzo al 3 maggio in modo continuativo con Cigo a zero ore”.
“Nel mese di maggio - spiega la Fiom - è previsto il riavvio della produzione per un periodo che sarà probabilmente appena sufficiente a garantire la maturazione di tutti gli istituti contrattuali come le ferie. Le azioni che Maserati ha messo in campo (commerciali, futuri investimenti) non sono sufficienti a evitare per ora l’utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali che impattano tragicamente sul reddito dei lavoratori”.
Per Stefania Ferrari, segretaria Fiom Cgil Modena, risulta “complicato comprendere come un’impresa che dichiara utili in continua crescita, garantisce dividendi ai propri azionisti, che vanta l’amministratore delegato più pagato del mondo, scarichi sui lavoratori ogni difficoltà. Infatti anche questa volta alle lavoratrici e ai lavoratori dello stabilimento non saranno garantiti ratei, integrazioni salariali e altro, almeno per quanto riguarda i mesi di febbraio e aprile. Su questo punto, l’azienda risponde che tali scelte non sono di competenza modenese. Di fatto non ha dato riscontro”.
I lavoratori, prosegue Ferrari, trascorreranno “i prossimi mesi nell’incertezza di quanto accadrà dopo. Maserati non è stata infatti in grado di garantire la completa ripresa produttiva anche nel mese di giugno”.
Le organizzazioni sindacali, conclude la Fiom, hanno proposto “modelli di organizzazione del lavoro che avrebbero permesso di garantire lavoro anche nel mese di aprile in quantità sufficiente per permettere la maturazione degli istituti contrattuali, diluendo la produzione in numero di auto giornaliere minore rispetto alla completa saturazione degli impianti, accompagnando il periodo anche con momenti formativi. Non è stato ottenuto riscontro positivo”.