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Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha dato ragione alla Cgil/Agb per un ingiusto licenziamento di una lavoratrice invalida, durante il periodo di prova. La sentenza ha confermato anche il risarcimento economico del danno subito dalla lavoratrice. La donna era stata assunta a tempo determinato in un’azienda altoatesina, operante nel settore della gomma-plastica.
Il segretario di Filctem/Gechta, Stefano Parrichini, esprime soddisfazione per la vittoria in Cassazione, perché "è stata tutelata una persona appartenente alle categorie protette e di conseguenza è stato riconosciuto un importante diritto ai soggetti più fragili del mondo del lavoro".
La lavoratrice, assunta mediante l’istituto del collocamento mirato, era stata licenziata per mancato superamento del periodo di prova. La suprema Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello di Trento (sezione distaccata di Bolzano, sezione lavoro e previdenza), che, così come aveva altrettanto disposto il tribunale di Bolzano (sezione lavoro) aveva accertato e dichiarato la nullità del patto di prova apposto al contratto di assunzione e per l’effetto riconosciuto illegittimo il licenziamento.
Secondo il sindacato, "la sentenza risulta particolarmente importante perché, oltre a ribadire il principio generale per cui il patto di prova deve essere specifico affinché l’esperimento del periodo di prova si svolga tra le parti correttamente e per la valutazione del relativo esito, precisa che proprio per tali finalità debba essere valutato con maggiore meticolosità nell’ipotesi di assunzione di un lavoratore invalido".
Il licenziamento era stato impugnato dalla lavoratrice, assistita da Marzia Bonetto dell’Ufficio vertenze della Cgil/Agb e dall’avvocato Karl Reiterer, in collaborazione con l’avvocatessa Arabella Martinelli.