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Soddisfazione dei sindacati alla fine di una giornata di protesta riuscita alla Antonio Carraro, fabbrica di trattori a Campodarsego, provincia di Padova, dove gli operai hanno incrociato le braccia, protestato fuori dai cancelli e volantinato all’interno del mercato settimanale. "È la prima volta che i questa azienda si decide di scioperare in massa e di uscire fuori dalla fabbrica a manifestare - scrivono Fiom e Fim in una nota -. La misura è davvero colma. Le lavoratrici e i lavoratori non ne possono più di lavorare senza il rispetto e la considerazione che si dovrebbe loro.
(Il segretario generale della Fiom di Padova, Loris Scarpa, interviene fuori dai cancelli della Antonio Carraro SpA)
Da mesi chiedono, assieme alla Fiom di Padova e alla Fim di Padova e Rovigo, l’apertura di una trattativa per il ripristino del contratto integrativo, annullato unilateralmente dall’Azienda nel 2017. La disdetta dell’integrativo ha determinato una perdita di retribuzione per gli assunti dopo il 2017 creando una disparità inaccettabile fra chi lavora gomito a gomito ogni giorno, con le stesse mansioni e lo stesso impegno.
L’Azienda, dopo diversi scioperi interni, si è seduta al tavolo e ha proposto di trasformare in welfare parte della retribuzione dei lavoratori assunti prima del 2017, per poi redistribuire questo risparmio contributivo tra i nuovi assunti. L'Azienda non è disposta a tirar fuori un euro per nessun lavoratore e ha lanciato questa provocazione inaccettabile per la quale il premio di risultato se lo dovrebbero pagare lavoratrici e lavoratori di tasca propria. Oltre a tutto ciò, in un periodo che registra un repentino incremento del costo della vita, si è aggiunta la beffa dell'aumento del costo per il pasto in mensa che è passato da un giorno all’altro da 0,26 € a 2,60 € a testa, pari a oltre 500 € all’anno in più di spesa per ogni lavoratore e lavoratrice. L’Antonio Carraro di Campodarsego negli ultimi sei anni è arrivata a un utile di 18,2 milioni di euro, gli operai realizzano 22 trattori al giorno. All’anno ognuno dei 436 dipendenti (al netto del proprio costo) produce 33.340 euro di valore aggiunto, per un totale di 14.536.240 euro di puro guadagno per l'azienda".
"Vogliamo che la direzione aziendale sappia che questo è solo il primo passo di una protesta che continuerà e si allargherà con il sostegno di tutti i lavoratori metalmeccanici della provincia, perché la situazione creata all’interno dell’azienda è insostenibile e non ha motivi di non essere risolta. È da quasi un anno che l’azienda si dichiara disponibile a trattare, ma la sua idea mira esclusivamente a togliere soldi in busta paga ai lavoratori, sia con la proposta caratteristica di “welfare”, sia con l’aumento del costo della mensa". A dirlo nella nota congiunta la segretaria Anna Zanoni della Fiom di Padova e il segretario generale della Fim di Padova e di Rovigo Luca Gazzabin, presenti al presidio. "Visto che sulla stampa Liliana Carraro, la direttrice dell’azienda di famiglia, ha dichiarato che è disponibile ad accettare le richieste dei lavoratori in merito al recupero della retribuzione persa dal 2017 a oggi e all’istituzione del premio di risultato per tutti i dipendenti, che fu revocato unilateralmente nel 2017, noi aspettiamo entro la settimana una convocazione ufficiale per iniziare a contrattare, visto che per il momento nessuno si è fatto vivo e quello che ha dichiarato è l’ennesima vuota promessa, fatta solo a uso e consumo dell’opinione pubblica. I lavoratori non accetteranno altre prese in giro e lotteranno per i loro diritti e la loro dignità".