L’assemblea dei lavoratori di Caffitaly, Gaggio Montano, provincia di Bologna, ha approvato nella giornata di giovedì 23 gennaio l’accordo quadro sottoscritto tra azienda e rappresentanze sindacali una settimana fa. L’accordo prospetta una fase di uscita dalla grave crisi che ha riguardato l’azienda bolognese (con sede produttiva anche a Bergamo), produttrice di capsule e macchine da caffè nel comune dell’Appennino.

Lo scoppio della crisi: a marzo 2024 a rischio 2/3 della forza lavoro

Una involuzione della situazione finanziaria e industriale che esplode a marzo del 2024, quasi un anno fa – ricostruisce la lunga vicenda una nota della Flai Cgil e della Fai Cisl bolognesi – con la richiesta di accesso alla procedura di Composizione Negoziata del Credito e la presentazione di un piano di riassetto dell’attività che prevede la perdita produttiva di circa 100 milioni di capsule e il rischio di un esubero di 112 unità, pari a quasi i 2/3 del totale della forza lavoro.

Sono settimane di grande tensione, di paura e di smarrimento. Mentre l’azienda lavora per la messa in sicurezza della società, per la continuità operativa e per riallineare il piano finanziario all’interno della procedura inizia, anche, il confronto sul futuro industriale. “Le assemblee parlano in modo chiaro – scrive la Flai provinciale nella nota –. Il piano aziendale è insostenibile socialmente e non garantisce la tenuta produttiva. Va cambiata radicalmente l’impostazione e non si esclude il presidio permanente dello stabilimento e il blocco totale della produzione”.

16 giugno 2024: il primo snodo verso la soluzione

Il primo snodo decisivo porta la data del 16 giugno 2024. Al tavolo di crisi dell’area metropolitana di Bologna si sottoscrive una intesa che recepisce i tre capisaldi della posizione sindacale: necessità di saturare di nuovo produttivamente lo stabilimento bolognese, costruzione di un equilibrio sociale sostenibile, l’attivazione degli strumenti di protezione sociale dei lavoratori e la conseguente rinuncia a procedure unilaterali di licenziamento. Il confronto è serrato. Si implementa la cassa integrazione ordinaria e si lavora per iniziare a delineare lo scenario futuro.

Si arriva a fine ottobre 2024 e dopo alcuni giorni di pesanti difficoltà che fanno temere il peggio si arriva a un “pre-accordo” finanziario tra soci e banche nel quadro della procedura di CNC e che disegna una consistente ricapitalizzazione dell’azienda e un dimezzamento nei fatti dell’indebitamento, intesa che consente al Tribunale di Bologna la proroga delle misure di protezione della società che saranno estese fino alla fine di marzo del 2025, data entro la quale dovrà essere omologato l’accordo di “ristrutturazione finanziaria” definitivo.

Il 16 gennaio scorso l’intesa

Nei mesi di novembre, dicembre e gennaio la discussione e il confronto si concentrano sul piano industriale e sulle misure di protezione dei lavoratori e in data 16 gennaio si raggiunge una intesa complessiva, dopo che le assemblee hanno conferito un mandato finale a procedere.

L’accordo prevede da fine gennaio 2025 l’intervento della cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione industriale e un piano di investimenti che porterà nel corso del 2025 tre nuove linee di prodotto a Gaggio Montano (capsule solubili, capsule flexi, capsule System formato 48-96) prevedendo nel 2026 di arrivare a produrre 2,5 volte le capsule prodotte nel 2025 (+90 milioni di capsule prodotte) e concentrando l’assemblaggio macchine nello stabilimento di via Panigali (al 2026 si prevede un +40% di macchine prodotte rispetto al 2025).

Tale piano prevede una riduzione dell’esubero da 112 a 44 unità prevedendo la possibilità di poter recuperare ulteriori 10/15 unità durante la gestione del programma di cigs. A seguito dell’omologa del piano di ristrutturazione finanziario le parti sono impegnate, infine, a implementare un articolato intervento di sostegno al reddito e di misure di accompagnamento verso i lavoratori che nel corso del programma di cigs si rendessero disponibili alla risoluzione dei rapporti di lavoro secondo la previsione sopra richiamata.

Il 23 gennaio l’accordo è stato dettagliato a una gremitissima assemblea dei lavoratori che lo ha salutato con un lungo applauso e lo ha approvato all’unanimità.

Caffitaly, ridotto del 70% il numero degli esuberi. Flai e Fai: “Grazie ai delegati di fabbrica”

“Siamo molto soddisfatti per il raggiungimento di questa intesa e per la definizione di un piano che auspichiamo possa rappresentare una prospettiva per le maestranze di Caffitaly e per l’intero territorio, un piano di rilancio industriale che sembrava impossibile meno di un anno fa. Anche se la situazione rimane seria e complessa crediamo che il raggiungimento di questo primo risultato possa essere un segnale di fiducia anche per tutte quelle realtà che hanno seguito Caffitaly in questa fase molto complicata – commentano le rappresentanze sindacali –. Non c’è dubbio che è stata ricostruita una prospettiva industriale dello stabilimento, messi in campo tutti gli strumenti di protezione disponibili, ridotto il numero di esuberi nella misura del 70% rispetto alla previsione iniziale e comunque scongiurata una procedura di licenziamento unilaterale. Fatti non banali, costruiti assieme e col consenso dei lavoratori e delle lavoratrici, ed è questo che ha fatto la differenza. Un grandissimo grazie va ai nostri delegati di fabbrica che sono stati in questi lunghi mesi, con coraggio e dedizione, la prima linea di tenuta di una situazione davvero complessa”.