“È arrivata il 12 febbraio come una doccia gelata”. Così Fiom Cgil e Fim Cisl definiscono l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 39 lavoratori degli stabilimenti di Arcore (Milano) e Imola della Borgwarner Morse System Italy. Nell’impianto lombardo la società produce catene di distribuzione per l’automotive, mentre quello romagnolo (incorporato nell’aprile 2024 mediante cessione di ramo d’azienda) è destinato a varie attività di ricerca e sviluppo per le auto elettriche (colonnine di ricarica, controller e inverter).

I licenziamenti riguardano 27 tecnici e ingegneri di Imola e 12 di Arcore. Particolarmente beffarda è la situazione dei lavoratori lombardi, passati in appena otto mesi dall’essere parte di una promettente “start up di transizione, con tanto di investimenti e progetti avviati, a esuberi. La multinazionale ha infatti dichiarato la chiusura delle attività a causa della contrazione del mercato e di una forte competizione su queste tecnologie”.

Nella giornata di oggi (mercoledì 19 marzo) è previsto un nuovo incontro con la multinazionale statunitense, in concomitanza del vertice si terranno quattro ore di sciopero. Se la trattativa non si sbloccherà, Fiom e Fim hanno già annunciato “ulteriori iniziative di mobilitazione utili per trovare una soluzione dignitosa ai licenziamenti generati dalle scelte sbagliate di Borgwarner”.

Sindacati: “Clima di totale sfiducia verso l’azienda”

Fiom Imola, Fiom Monza e Brianza, Fim Cisl Monza e Brianza e Rsu chiedono il ritiro dei licenziamenti e l’apertura di un confronto orientato a trovare soluzioni adeguate. “La trattativa è in corso”, dicono i sindacati: “Dopo un paio di incontri l’azienda ha avanzato proposte di incentivazione all’esodo, ritenute insufficienti dalle lavoratrici e dai lavoratori, oltre ad aver dato risposte a tratti poco chiare sulla ricollocazione interna e che a oggi non coprirebbero tutte le figure interessate”.

Le due sigle evidenziano “il clima di totale sfiducia nei confronti di un’azienda che in pochi mesi è passata da avviare un’attività presentandola come il futuro, alla cessazione. Ci sono lavoratori che si sono trasferiti da Imola ad Arcore, altri hanno lasciato posti di lavoro a tempo indeterminato per seguire i progetti di Borgwarner e trovarsi qualche mese dopo senza lavoro”.

Fiom, Fim e Rsu rimarcano “la preoccupazione nei confronti di un’azienda che dopo pochi mesi cambia idea sulle sue scelte strategiche e di business. Tutto questo non fa stare tranquilli i lavoratori, a partire da quelli coinvolti nella procedura, che stanno prendendo in considerazione l’accettazione di un licenziamento incentivato per trovare soluzioni esterne a Borgwarner. Ma a oggi la proposta non dà quella tranquillità e quel tempo sufficiente per cercare una nuova occupazione in un momento di crisi generalizzato”.