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Bologna: su un campione di 105 imprese metalmeccaniche (tutte con almeno 100 addetti) 85 hanno attivato gli ammortizzatori sociali a causa dell'emergenza coronavirus. I lavoratori coinvolti sono 20.725 addetti, pari al 72% del totale. Lo rende noto in un comunicato la Fiom di Bologna.
Non solo: in tutto il territorio di Bologna solo 3 delle 105 imprese – che occupano 874 addetti - non stanno anticipando i trattamenti di cassa integrazione, e tutte e tre le aziende erano già in estrema difficoltà finanziaria prima dell’attuale fase di emergenza. Quindi il 96% dei 20.725 lavoratori e lavoratrici sopra indicati ha garantito, grazie agli accordi sottoscritti, il pagamento anticipato da parte della loro azienda degli importi di cassa integrazione.
Fanno eccezione il settore del packaging - dal momento che le imprese bolognesi del settore stanno gestendo le chiusure e la significativa riduzione di presenza al lavoro con strumenti contrattuali – le pochissime imprese che rientrano nelle attività essenziali e le aziende dell’informatica – che continuano le proprie attività con il personale che opera da remoto.
Sulla base dunque di un campione che comprende la metà di tutti i lavoratori del settore nel territorio metropolitano compresi i dipendenti delle aziende artigiane, scrive la Fiom in un comunicato, "possiamo cominciare a fornire alcuni dati rispetto alla gestione di questa prima settimana di sostanziale fermata delle attività produttive. È stata una settimana di impegno straordinario delle funzionarie e dei funzionari della Fiom di Bologna che hanno discusso con centinaia di imprese (di ogni dimensione) e sottoscritto una enorme quantità di accordi per dare copertura – attraverso gli appositi ammortizzatori sociali – ai lavoratori e alle lavoratrici sospese dal lavoro a causa dell’emergenza coronavirus".
Ma ci sono anche altri dati interessanti: il 93% dei lavoratori ha garantito – grazie agli accordi sindacali e ai confronti svolti con le imprese – la maturazione piena degli istituti contrattuali – i cosiddetti “ratei” - durante i periodi di cassa (ferie, permessi, tredicesima mensilità). Solo in 8 aziende non si è riusciti a raggiungere tale accordo.
Infine sono, al momento, 8 le aziende in cui si si sono concordate forme di integrazione salariale e di tutele economiche aggiuntive agli importi di cassa integrazione. "Si tratta di importanti imprese del territorio che occupano complessivamente 5520 addetti (pari al 27% del totale dei 20.725 lavoratori sopra richiamati). Sono, in questo momento, in corso ulteriori trattative con l’obiettivo di definire anche in altre imprese tutele di questo tipo", continua la nota.
La Fiom ribadisce che "la presenza del sindacato, l’autorevolezza delle delegate e dei delegati, il sistema di consolidate relazioni industriali e la tipologia di imprese che abbiamo a Bologna dimostrano che si è costruito, in pochissimi giorni e pur in un contesto estremamente difficile anche per l’impatto pesante della cassa integrazione sulle retribuzioni, un meccanismo di protezione per i posti di lavoro e di tutela dei salari delle persone che lavorano che non era affatto scontato".